Il comunismo messo a reddito: la sharing economy

SharingEconomy

SharingEconomySta prendendo sempre maggiormente piede questo nuovo modo di fare commercio dove le cose si affittano invece di acquistarle. Per ovviare alla connotazione negativa del termine affittare – che di solito fa pensare a chi non ha i soldi per acquistare – si usa come al solito un termine inglese che fa molto giovanile e acculturato. Questa “nuova economia”  della condivisione o del noleggio viene chiamata Sharing economy.

Il piu forte contributo alla cosiddetta sharing economy proviene dalla deresponsabilizzazione delle nuove generazioni che fa prediligere l’affitto rispetto all’acquisto. Questa nuova economia – che gode i favori del nuovo, in maniera tipicamente consumistica vale a dire senza valutare se sia valida o meno, ma migliore solo perche’ piu nuova – approfitta della deresponsabilizzazione implicita e caratteristica di tutte le nuove pedagogie individualiste applicate negli ultimi 30 anni (quelle secondo le quali nessuno e’ mai pienamente colpevole) e che mirano a far crescere i giovani senza quell’insostenibile (secondo loro) peso della responsabilita’, contribuendo ancora una volta alla creazione di una generazione di consumatori perfetti. Preferire affittare un auto, magari per pochi minuti come nel car sharing, elimina i problemi di dover pensare alla manutenzione, alle scadenze, all’impegno economico….. ecco quindi che la sharing economy si occupa di quella fascia di persone in cui ha ben funzionato l’induzione del bisogno pubblicitario ma e’ in conflitto con il peso delle responsabilita’ che i giovani non sono abituati a sostenere.

Ma la sharing non attecchisce solo sui giovani, infatti vi sono anche altre considerazioni di tipo politico e sociale riguardo questa nuova “scoperta economica” che in realta’ altro non e’ che il comunismo messo a reddito. Vale a dire le cose sono di tutti a condizione che paghi (un privato) con una bella differenza rispetto al comunismo che prevede come condizione quella di contribuire alla societa’.

Molti tra i seguaci dello sharing, ricorderanno come negli anni 70 si diffusero “le comuni”, luoghi dove si viveva in gruppo ed i mezzi erano condivisi tra tutti senza che nessuno ne fosse proprietario. Certamente la sharing economy andra’ a titillare i ricordi di coloro che hanno vissuto quel periodo e che per tale motivo sono ben predisposti verso l’incremento della condivisione e per questo con un particolare occhio di riguardo per i benefici (della diminuzione dell’inquinamento ecc..)  senza mai arrivare a considerare che si tratta solo dell’evoluzione del consumismo nel quale i beni non sono piu venduti ma affittati producendo cosi un profitto maggiore e costante nel tempo: una bella rendita. Chi glielo fa fare ai produttori di auto di produrre milioni di veicoli in gran parte fermi se possono guadagnare ugualmente producendo pochi veicoli utilizzati al massimo da persone che inviano flussi di soldi come immense rendite? Chi sara’ il primo produttore di automobili che prediligera’ affittare le auto invece che venderle? E verosimile pensare che fra qualche anno ad esempio ci si iscrivera’alla FIAT e si potranno prendere tutte le fiat lasciate in giro per le citta’ e la Fiat non dovra’ sostenere i costi di immense catene di montaggio, autosaloni……un’automobile alla fabbrica costa circa il 70% in meno del prezzo finale: gran parte di questi costi sparirebbero e la fabbrica metterebbe immediatamente disponibili le auto prodotte senza dover curare di venderle ma solo di affittarle.

Sarebbero necessari investimenti molto piu limitati per iniziare a produrre auto e  questa nuovo concetto potrebbe permettere a societa’ relativamente piccole di affacciarsi sul mercato. Anche se io credo che ci siano piu probabilita’ che sia attuato da TATA.

Il comunismo messo a reddito: la sharing economyultima modifica: 2018-03-28T13:49:21+02:00da fab_kl
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