La pirateria quale punto d’incontro tra comunismo e capitalismo

La pirateria (intesa come violazione dei diritti d’autore) è il migliore – forse l’unico – punto d’incontro tra COMUNISMO e CAPITALISMO all’insegna del CONSUMISMO.   Da questa ipotesi posso trarsi numerose conclusioni, la maggior parte delle quali confermano l’ipotesi stessa. Sembra capiti molto spesso che la pirateria venga vissuta come un atto di giustizia sociale e potrebbe anche essere così. Per quanto il comunismo ortodosso possa ripudiare il consumismo e la proprietà privata, difficilmente riesce a non farsi contagiare dalla voglia di avere, che si respira ormai nell’aria. Per tener fede alle sue convinzioni, e per soddisfare al tempo stesso i bisogni indotti di cose superflue, capita frequentemente che il pensiero comunista si ritrova a condividere il pensiero di colui che diventa un pirata o compra cose piratate (che forse è ancora peggio perchè manca totalmente di creatività) giustificando tale pensiero come conseguenza dei bisogni indotti dal consumismo e dalla pubblicità. La pirateria – attiva o passiva – è un pensiero diffuso, e forse lo è molto più in Italia che in altri paesi. Forse fa un po’ della nostra filosofia, quella filosofia tipicamente italiana definita come l’arte di arrangiarsi. Forse c’è proprio una molla che scatta nella gente e cheporta a giustificare i mezzi che raggiungono il fine? Cosa pensare di quei casi di persone integerrime e rispettose maniacamente delle leggi e che non riescono a trattenersi dal violare le leggi sul copyright? E se ci fosse qualcosa di più? Credo che molti sappiano che sono proprio le case madri […]