Boris parlaci di Belfast

#BorisJohnson minaccia la Ue, su Irlanda del Nord: “Se serve sospenderemo intesa”
La Gran Bretagna occupa da tempo la parte nord dell’irlanda cosi come la #russia vorrebbe occupare il #Donbass.

Resta difficile capire perchè nessuno rinfacci loro i crimini di #Belfast e di aver combattuto una guerra civile per mantenere la sovranità su un angolo di irlanda (#Ulster) senza esclusione di torture ed uccisioni nei confronti dei “terroristi” che, nel silenzio della stampa, ancora nel giugno scorso l’Irlanda del Nord turbata dagli scontri tra la polizia, i gruppi di nazionalisti fedeli al Regno Unito ed i loro nemici indipendentisti, che vogliono la riunificazione con l’Irlanda. Le motivazioni degli scontri, che sino al 9 aprile avevano provocato il ferimento di 50 agenti e l’arresto di almeno 10 persone, sono molto complesse e legate alle fratture politiche del passato. Alla divisione tra #cattolici indipendentisti e #protestanti anglofili si sono aggiunti i problemi economici e amministrativi causati dalla Brexit e le tensioni tra i due principali partiti di governo nordirlandesi.

La divisione, la conflittualità, il profondo rancore tra cattolici e protestanti, e tra #nazionalisti e #unionisti, segna nel profondo la storia dell’isola d’#Irlanda, fin dalla sua divisione in due differenti stati, nel 1922, al termine della Guerra d’indipendenza: la piccola Irlanda del Nord, divisa in 6 contee, ancora oggi parte del Regno Unito, e l’assai più estesa Eire (Repubblica d’Irlanda), uno stato indipendente, ma con uno status di “dominion” all’interno dell’Impero Britannico. Un compromesso fragile, come ha poi dimostrato il divampare dei Troubles, la guerra civile che per tre decenni ha insanguinato l’Irlanda del Nord, per l’azione di gruppi paramilitari. Da un lato l’Irish Republican Army (a tutti più nota con l’acronimo Ira) che attraverso la lotta armata voleva porre fine al dominio britannico in Irlanda del Nord e riunificare l’Irlanda sotto un unico stato, autonomo, indipendente. Dall’altro l’Ulster Defence Association, legata agli unionisti dell’UUP (Ulster Unionist Party), determinata a restare sotto la Corona. Nel 1972 il governo britannico sospese la semi-autonomia dell’Irlanda del Nord, riprendendo il controllo diretto del governo (è del 30 gennaio di quell’anno la strage del Bloody Sunday, quando paracadutisti britannici aprirono il fuoco contro un gruppo di manifestanti pacifici a Londonderry, uccidendone 14: qui alcune immagini dell’epoca, in un evento simbolo che fu poi cristallizzato in ogni forma d’espressione artistica, scritta, filmata e cantata). Il bilancio di quei trent’anni di guerra civile fu di oltre 3600 morti, perlopiù civili, e un inestricabile stallo di dolore e di tensione, tra bombe e attentati. Fino agli accordi di pace del “Venerdì Santo”, firmati il 10 aprile del 1998, che si basarono sul principio di far lavorare le due parti insieme, in un gruppo chiamato Assemblea dell’Irlanda del Nord. Fu sancita la parità, l’uguaglianza e il reciproco riconoscimento delle due comunità, unioniste e nazionaliste, oltre all’impegno allo smantellamento delle organizzazioni paramilitari. Fu anche stabilita l’apertura dei confini tra le due Irlande. Il governo di coalizione dell’Irlanda del Nord è oggi guidato da Arlen Foster, leader del Dup (Democratic Union Party), mentre il vice ministro è Martin McGuinness del Sinn Féin, partito nazionalista.

Boris parlaci di Belfastultima modifica: 2022-03-03T16:39:06+01:00da fab_kl
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