Il fascismo consumista

tratto da: la città futura

Tra il XIX e il XX secolo lo sviluppo monistico del capitale incontrò un ostacolo, quello della dottrina marxista-leninista, che iniziava a dispiegare i propri effetti grazie alla progressiva presa di coscienza delle masse sfruttate ad opera degli intellettuali organici e che produsse, come reazione, nei decenni seguenti, in paesi a capitalismo maturo, in cui maggiori erano i rischi di tenuta del sistema, i fascismi storici. Tuttavia il fascismo storico, in particolare in Italia, non fu mai pienamente ideologizzato, dacché la sua ideologia di fondo appartiene al capitale, che ha potuto compiutamente realizzare i propri obiettivi solo dopo il crollo del blocco di potere socialista, avendo dunque il campo libero, mediante la diffusione della filosofia dei consumi, dell’individualismo e dell’edonismo di massa.

Pier Paolo Pasolini, grazie agli studi gramsciani, seppe riconoscere la natura del vero fascismo, quando spesso sottolineava il fatto che quest’ultimo non è quello del ventennio, ma quello dell’edonismo e del consumismo, tanto da dire “se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la «società dei consumi» ha bene realizzato il fascismo” (Fascista, in Scritti Corsari).

Pasolini identificò e descrisse il consumismo come fase matura della conquista fascista da parte del capitalismo.

L’emersione – negli anni in cui Pasolini scriveva – di gruppi neo-fascisti e la strategia della tensione furono in massima parte una reazione impaurita del capitale nei confronti delle masse popolari che aderivano all’ideologia socialista e minavano la diffusione del pensiero liberista e il conseguente radicamento del consumismo.

Pasolini, che viveva in un paese a capitalismo avanzato, già agli inizi degli anni Settanta, mentre il PC italiano era in piena confusione, aveva grosso modo predetto tutto ciò (celebre è l’articolo Contro i capelli lunghi, in Scritti corsari) e come il fascismo edonista e consumista, di matrice capitalista, avrebbe disgregato ogni forma di critica, portandola dal piano del processo dialettico collettivo a quello dell’edonismo individuale; cose che viviamo oggi, insomma.

Pasolini non predisse espressamente il crollo del blocco comunista e il conseguente dominio globale del liberismo, ma ne decodificò i metodi, i linguaggi, i segni, tanto che – lungo tutto il suo percorso intellettuale – costruì forse la più grande critica al fascismo strisciante del consumismo, cosa che non solo fu osteggiata dal PC, ma ne provocò pure l’espulsione.

Del resto non era molto difficile prevedere il dominio della logica capitalistica attraverso l’arma del consumismo: è più facile diffondere la filosofia epicurea rispetto alla più scomoda filosofia stoica, soprattutto quando hai il campo libero, quando il tuo avversario è stato schiacciato. Non ci sono voluti nemmeno molti anni prima che la filosofia epicurea-consumista-edonista eliminasse anche il più longevo baluardo di stoicismo rappresentato dalla dottrina cattolica. Ma questa è un’altra storia.

L’individuo è stato isolato dalla sua comunità di riferimento dal mercato, il quale ha fagocitato ogni forma di alternativa culturale all’egemonia dominante trasformandola in prodotto commerciale (emblematico è il caso delle culture popolari), ha persuaso le masse che le classi sono sparite, parlando di interclassismo, ha preso gli elementi essenziali della filosofia esistenzialista, umanista e nietzschiana producendo un sistema coordinato di regole dettate dalle sovrastrutture quali industria cinematografica, televisiva, musicale e letteraria, pubblicità, moda, ecc. al fine di generare e poi soddisfare nuovi bisogni, del tutto individuali. Tali bisogni includono non solo il possesso di beni in senso “positivo” quali status symbol o prodotti di largo consumo ed hi tech, ma anche quelli “negativi”, ossia prodotti e servizi legati alla sicurezza per difendersi da paure indotte, che sono intimamente legate alla dittatura del consumismo (paura del diverso, della criminalità comune, della spoliazione delle proprietà, ecc.).

Nella dittatura consumista l’individuo è divenuto una monade isolata e vive (spesso) inconsciamente il dramma della destrutturazione sistematica delle istituzioni educative e sociali (funzionale anch’essa al consumismo edonista) e difficilmente può agire efficacemente contro gli scempi prodotti dall’attuale modello economico, ecco perché ogni tentativo di collettivizzare azioni di contrasto contro gli effetti dello sfruttamento capitalistico, autoimplode, svanisce in un breve lasso di tempo, resta relegato a livello locale o si limita a semplici critiche tematiche, dato che di fondo sussiste una somma di individui privi di processo dialettico e visione d’insieme, quando invece occorre costruire un unico, ampio, intellettuale organico, capace di orientare le masse.

Il fascismo consumistaultima modifica: 2021-12-10T12:21:49+01:00da fab_kl
Post Categories: #CONSUMISMO NUOVA RELIGIONE, Eserciti NON militari