la Delocalizzazione non deve essere un tabù
Bisogna sconfiggere il tabù della #delocalizzazione che ci hanno inculcato per convincerci a #lavorare sempre più, senza ribellarci. Nemmeno la peggior #schiavitù aveva raggiunto i limiti oggi raggiunti dalla popolazione vogliosissima di #lavorare per soddisfare avidità sempre crescenti. Continuare a creare più posti di #lavoro per una popolazione che è sempre meno numerosa è il massimo dei controsensi. Se aumentano i posti di lavoro, dobbiamo importare più #energia, materie prime e #manodopera. In cambio nel nostro paese resteranno #inquinamento e #scarti industriali, mentre i #profitti voleranno all’estero nelle tasche degli #investitori ben al riparo da #imposte e #tasse. “Si, ma molta gente riceverà uno #stipendio e potrà mangiare, altrimenti sarebbe morta di fame” diranno i lobotomizzati dall’#economia ripetuta nelle #università e dai media. In realtà, facendo un #paragone su più bassa scala, quegli stipendi svolgono il ruolo dei punti che la massaia riceve al supermercato e grazie ai quali invoglieranno ad acquistare sempre più, per poi gratificarti con un oggetto inutile, per avere il quale dovrai anche aggiungere dei soldi (solitamente pari al costo dell’oggetto). Nessuno, nell’informazione o nella politica o nell’istruzione, propone di quantificare i costi che lo stato deve sostenere per la #manodopera importata da altri paesi, e per la quale dovrà fornire: #scuola, #sanità, #casa e #pensioni ma anche #strade, #immondizia, #tribunali, #polizia, ma sopratutto pensioni che continueremo a pagare anche a persone che spesso sono tornate nel loro paese di origine, e l’assurdo è che ci ripetono che sono loro che pagheranno le nostre pensioni mentre in realtà non faranno altro che far aumentare la #bolla delle pensioni che dovrà scoppiare prima o poi. Si è forse arricchito il Belgio sfruttando a morte gli immigrati italiani nelle miniere di carbone? Come è possibile per lo stato far fronte ai costi indiretti dell’aumento dei posti di lavoro, SE NON HA ATTIVITÀ PRODUTTIVE? non è certo possibile farlo attraverso l’#IRPEF versato da questi lavoratori. Non è certo possibile farlo con i #profitti degli #investimenti (esentati per legge) che volano all’estero e vengono spesi altrove. La #delocalizzazione permette ad alcuni paesi di amministrare altri paesi ed altre economie; ciò avviene a seconda del grado di #investimenti esteri: tanto più saranno alti gli investimenti stranieri tanto più gli stranieri potranno fare la voce grossa con il #governo che dovrà per forza cedere ai ricatti di quello che chiamano “#mercato“. Ed una volta che il paese sarà riempito di #manovalanza, si ritroverà #inginocchiato ai “dispensatori di lavoro” che minacciando di chiudere imprese e fabbriche tengono sotto scacco il governo del paese. Per questo ci convincono fin dalle scuole e dall’Università al concetto di attrazione degli investimenti esteri: si chiama #COLONIZZAZIONE #ECONOMICA. SVEGLIAMOCI!!!!! L’emancipazione del #proletariato avverrà cercando di lavorare meno e non cercando di lavorare di più. https://democrazia.myblog.it/colonizzazioni-economiche-e-attrazione-di-investimenti/