La VERA RIVOLUZIONE ECONOMICA

capitalism

Per rivoluzione si intende il rovesciamento totale dell’ordine costituito e delle culture ad esso legate.

Non è certo una rivoluzione quando lo Stato crea ad arte un problema e ne propone la soluzione adottando i provvedimenti che altrimenti nessuno avrebbe accettato.

È quanto sta accadendo con la regressione demografica e con le pensioni queste ultime utilizzate come arma di ricatto visto che – secondo gli arcobalenati – la denatalità non permetterà di pagarle se non attiriamo manodopera estera (ovviamente di bassa qualità e da formare)

Se non ci limitiamo a degluttire  numeri ed i concetti che ci vengono proposti, ci rendiamo facilmente conto che stiamo facendo la cosa meno saggia solo perché ben influenzata dai pregiudizi economici inculcati nelle menti occidentali (da chi vuole depredare il nostro e gli altri paesi).

È veramente poco saggio infatti lasciarsi abbagliare ossessionata mente dal concetto di crescita al punto di non capire che se la popolazione diminuisce è del tutto controproducente creare nuovi posti di lavoro. È un comportamento simile a quello di chi vede la propria famiglia diminuire ma compra case con sempre più camere da letto, sperando che qualcuno venga.

In altre parole il grande capitale per aumentare i propri profitti oltre il limite massimo, come il giocatore di Monopoli che dalle case vuole mettere gli alberghi, si è travestito da benefattore e predica che migliorerà la vita dei poveri e dei profughi facendoli venire a lavorare da noi così poi, fra 20 o 30 anni, anche gli altri ne saranno avvantaggiati.

Eppure sono in pochi che riescono a capire la truffa che si cela dietro tale buonismo.

I dati Istat dicono che la disoccupazione è da sempre intorno al 10 % , variando in più o in meno di un paio di punti al massimo. Oggi siamo esattamente come negli anni 60 e non potrà scendere, perché quella percentuale è formata da:

gente che lavora al nero +

gente che da una mano nell’impresa di famiglia +

criminalità+

italiani che lavorano all’estero +

gente che (come me) non ha bisogno di lavorare, avendo lavorato dall’età di 14 anni ed invece di spendere tutto in mignotte e cocaina, mi sono messo da parte un gruzzolo che mi permette di vivere di rendita.

La percentuale della disoccupazione viene presentata in maniera da insinuare lo spauracchio nella popolazione e questo legittima il governo ad adottare politiche per la creazione di posti di lavoro che si concretizzano nel dare fondi ed agevolazioni agli industriali e alle multinazionali e non (guarda caso) nell’assumere personale statale per risolvere i problemi della giustizia, sanità, scuola, trasporti……Giammai, aumenterebbe il debito pubblico (invece i soldi dati a pioggia ai ristoratori come MC Donald’s non lo fanno aumentare) .

Con la scusa della creazione dei posti di lavoro viene usata da imprenditori e banche per ottenere dallo stato fondi e agevolazioni per allargare le loro imprese con i soldi dello stato o pagare meno tasse senza essere evasori.
Gradualmente hanno hanno portato gran parte della popolazione a credere che l’imprenditore sia un dio da lodare in quanto dispensatore di posti di lavoro cancellando (grazie anche alla filosofia dell’american dream)  la coscienza di classe così oggi i lavoratori applaudono lo Stato che da soldi agli imprenditori o gli sgravi fiscali…..
Ecco quindi che usano termini come detassazione o cuneo fiscale per fare bella figura e diminuire i contributi dei lavoratori alla loro pensione. In questo modo fanno credere di aver aumentato gli stipendi, ma in realtà ci sono solo meno accantonamenti ed il problema esige sempre più un aumento della manodopera straniera.

Purtroppo per rovesciare tale piano bisognerebbe fare una rivoluzione.

La vera rivoluzione sarebbe quella di rovesciare il modello economico attuale che, come già detto, vede lo stato aiutare ad aumentare le  fabbriche per creare nuovi posti di lavoro che dobbiamo coprire importando manodopera dagli altri paesi a cui poi lo stato deve garantire assistenza sanitaria, scuola, casa ecc

Lo stato cosi paga due volte mentre il profitto va nelle mani degli industriali e delle multinazionali quasi sempre con sede all’estero e che non pagano nemmeno le tasse in Italia. È un modello fallimentare  che lo stato non può sostenere.

In campo economico la vera rivoluzione sarebbe il rovesciamento concetto economico dominante in occidente. Quel concetto che gli USA predicano in TV e sui media ma soprattutto impongono nelle università in maniera da sfornare laureati che non conoscono alternative economiche e sono solamente seguaci di quella che si fatto è la nostra sudditanza economica e del colonialismo angloamericano.

Per far capire meglio a queste persone, supponiamo che in Italia giunga un quantitativo immenso di investimenti dalla Russia. Sarebbe un trionfo per l’economia italiana? O forse diventeremmo il satellite di Mosca che potrà tirare come vuole i fili per favorire questo o quel settore?

Un motivo in più per cambiare economia.
Proviamo a ragionare senza seguire i binari del pensiero dominante e sforzandoci di usare la logica e non i concetti spacciati per scientifici.

Vogliamo renderci conto che se la popolazione diminuisce, è del tutto controproducente creare posti di lavoro?

Iniziamo a guardare con diffidenza quella frase “nuovi posti di lavoro” che slogan politici ci hanno ben messo in testa, anche perché i nuovi posti spesso sono creati a scapito di altre aziende che chiudono (quasi sempre italiane).

NON SI VIVE DI SOLE FABBRICHE
Le dimensioni del nostro paese e della nostra economia, confrontate con Cina Usa Russia Brasile ecc….sono microscopiche.

Perché invece di seguire l’esempio degli USA non proviamo a seguire l’esempio di San Marino o del Principato di Monaco o di Singapore o della Svizzera?

Questa sarebbe la vera rivoluzione che nessuno propone.
L’attrazione di investimenti esteri, invece, sembra essere l’unica politica capace di essere portata avanti dall’intero arco parlamentare, nella folle e ossessiva rincorsa alla crescita senza fine.

Questa visione dominante dell’ economia dominante si sforza di attribuire etichette alle micro varianti di questo sistema, in maniera da.poter dipingere come pluralistico un sistema univisionario i cui pilastri su cui sono gli stessi e dipingono ciò come destra e sinistra. Uno di essi è diventato un credo religioso per tutto l’arco parlamentare: l’attrazione di investimenti esteri

Per quale motivo? Vogliamo forse raggiungere paesi 100 volte più grandi del nostro?
Con questa nostra politica spingiamo i paesi ricchi e le multinazionali a venire ad investire da noi per creare posti di lavoro per lavoratori che non ci sono e non ci saranno, per trasportare materie prime che non abbiamo e per consumare.energia che non produciamo.

Vogliamo renderci conto che come economia è veramente stupida.

Hanno convinto dotti medici e sapienti che l’attrazione di IDE è la panacea di ogni male e lo hanno fatto masterizzando tutti con la chimera dell’indotto.
Chiediamoci: i paesi più ricchi sono quelli che attraggono investimenti o sono quelli che vanno ad investire negli altri paesi?

Proviamo a rovesciare il problema e ragionare senza essere infettati dal tabù della parola delocalizzazione, tanto la popolazione diminuisce….

Pensiamo che invece di aumentare le acciaierie andiamo a comprare le miniere estere di ferro e carbone (necessarie all’acciaio), come da tempo fanno Germania e Francia e mandano ferro e carbone in Italia dove si fa l’acciaio che poi va in Germania. In questo modo strangolano le acciaierie italiane ricattate nel vendere a basso prezzo, attraverso la manovra del prezzo del carbone e del ferro.

Proviamo a pensare di iniziare a delocalizzare il nostro ingegno acquistando fabbriche a basso costo in paesi con abbondanza di manodopera o di energia o vicine ai mercati di sbocco?

Potremmo iniziare a diventare noi quelli che tirano i fili delle politiche degli altri paesi.

Trasformare gradualmente la nostra economia prediligendo gli investimenti all’estero porterà in Italia gli stessi profitti senza avere gli stessi problemi ssociali

Non è un sacrilegio al lavoro ed al proletariato portare le fabbriche dov’è la manodopera piuttosto che la manodopera dove sono le fabbriche. Anzi, viene permesso a paesi più poveri di avviare il loro processo che vedrà anche loro crescere e poi diventare investitori in altri paesi.

Esattamente come ha fatto la Cina negli ultimi 30 anni (in Italia l’esempio è Prato) Noi invece ci ostiniamo A RIMANERE ECONOMIA DI SERIE B senza mai ipotizzare l’esistenza del la serie A.

Il fatto che la denatalità blocca.tutto dovrebbe farci capire come tale sistema sia insostenibile e debba essere abbandonato.

La crescita perenne non esiste

L’economia di uno stato deve adattarsi alle risorse dello stato. Non è lo stato che deve adattarsi all’economia.

Purtroppo questo concetto non è sfuggito alle mafie che, da tempo hanno iniziato a riciclare i loro proventi acquistando imprese e lasciando i caporali ad.occuparsi dell’agricoltura. Di questo passo c’è da.scommettere che andranno sempre più a braccetto con le multinazionali e lo stato avrà le mani legate dato che tutto rispetta la legge.

Se lo stato non ha parte attiva nell’economia produttiva prima o poi…..

Puntare sulla finanza sarebbe la vera rivoluzione economica , sia da parte dello stato che del privato.

Ma l’Italia è un popolo di lavoratori, non di conquistatori finanziari.

Per questo motivo non ci rendiamo nemmeno conto dell’evoluzione a distanza di oltre un secolo della teoria del capitale e della coscienza di classe, passata da micro a Marco. E così il capitale/datore di lavoro e il lavoratore sono oggi a.piu alto livello dove troviamo gli Stati/capitale e gli Stati/lavoratori

E così in quella che dovremmo chiamare coscienza di Stato, gli Stati lavoratori dovrebbero scioperare affinché siano maggiormente riconosciuti i loro diritti ad esistere ed alla tutela della loro originalità piuttosto che allappiattimento standardizzato utile al padrone sovranazionale.

La VERA RIVOLUZIONE ECONOMICAultima modifica: 2022-08-08T09:51:32+02:00da fab_kl
Post Categories: #Direzionamenti, #felicedecrescita, Eserciti NON militari