Ma chi erano i frati?

medioevo

Nella nuova religione che stiamo inconsapevolmente vivendo in questa epoca (il consumismo), il ruolo che nel cristianesimo veniuva svolto da preti, frati, monaci , suore ecc. nella nuova religione viene svolto dalle donne, dagli omosessuali, dagli immigrati, da cani e gatti…. caste che si sono create recentemente e alle quali viene attribuito un velo di sacralità che li ammanta e li rende fruitori di maggiori diritti di quelli concessi alla gente comune sia di minori doveri .
Il tutto avviene con giustificazioni pseudo razionali (in realtà del tutto illogiche ma ripetute in continuazione finchè non vengono assimilate e fatte proprie) del tutto analoghe alle giustificazioni – povertà, isolamento, preghiera – in base alle quali i frati godevano nei monasteri grazie a cibarie elemosinate dai credenti o autoprodotte.

Vuoi vedere che i frati dei secoli scorsi in realtà erano omosessuali che sceglievano (o venivano) di vivere isolati in maniera da poter vivere soddisfacendosi sessualmente l’un l’altro, senza problemi di famiglia, producendo birra e vino, ma sopratutto non partecipando alle guerre.

D’altra parte è riportato diffusamente il fatto che l’omosessualità era molto diffusa nelle comunità monastiche altomedioevali, anche se nessun traduttore dei testi del tempo sembra voglia individuare una coercizione o una forzatura nel destinare a conventi e monasteri chiunque avesse predilezione per il non-etero che invece veniva predicata dalla chiesa cattolica.
Se andiamo a vedere bene la filosofia dell'”ora et labora” ha molti punti in comune con un certo buonismo attuale

Nel Liber Gomorrhianus Pier Damiani denuncia la perversione delle relazioni omosessuali, della masturbazione reciproca e solitaria, del coito interrotto e del rapporto anale[1], quali attacchi contro la morale naturale e causa di devastazione della società. Il testo assimila la masturbazione solitaria ad un inizio di omosessualità. Accusa, sdegnato e orripilato, i sacerdoti che si lasciano andare ad amori “efebici” cioè a comportamenti pedofili. A proposito di ciò egli descrive le conseguenze psicomorali nei fanciulli “abusati” e le punizioni da impartire al colpevole.[2] Rimprovera energicamente soprattutto i sacerdoti che, infrangendo la legge ecclesiastica del celibato, contraggono matrimonio o convivono in concubinato, più o meno segretamente, con donne. Riguardo a queste, egli usa un linguaggio provocante e apparentemente offensivo per scuotere la loro coscienza.[3]. Ancora più aspramente rimprovera quei sacerdoti che, nel sacramento della confessione, si assolvono reciprocamente dal peccato di sodomia, avendo tuttavia premura di dichiarare che anche il sacerdote indegno amministra i sacramenti validamente qualora sia ministro che penitente abbiano le dovute disposizioni e intenzioni.

Chiama in causa, e accusa di complicità, alcuni vescovi per non avere imposto il rispetto della disciplina ecclesiastica e aver tralasciato ogni intervento correttivo in caso di disordini morali notori. In seguito, egli proporrà ai papi che lo avevano in pratica delegato per la riforma della Chiesa la rimozione di tali porporati, indicandoli per nome.

La spietata analisi del Liber Gomorrhianus si conclude con la proposta alla Curia romana, in pratica al papa[4], di allontanare dai servizi sacerdotali, e dal clero stesso, i sacerdoti che si fossero macchiati di peccati come pedofilia e omosessualità e matrimonio pubblico. La sua proposta non ammetteva attenuazioni di sorta. Ma il papa, che in un primo momento aveva approvato e lodato il libro, non fu dello stesso parere riguardo ai provvedimenti disciplinari: la censura, secondo la proposta di Pier Damiani sarà applicata soltanto in caso di recidiva o di permanenza nelle stessa condotta. Pier Damiani non fu dello stesso parere e mostrò il suo dissenso con una argomentata lettera.[5]

Criticò i canoni penitenziali che a suo parere avevano favorito il radicamento del peccato e la recidiva del vizio fra gli ecclesiastici, grazie alla certezza di una pena espiatoria non esemplare e priva di valore deterrente per i singoli e per i confratelli. Introdotti da San Colombano nell’VIII secolo, erano stati rivisti alla luce delle autorità patristiche, dei decreti conciliari e pontifici, ma restavano destituiti di un fondamento dottrinale specifico.[6] San Pier Damiani, presente all’atto di rifondazione dell’Abbazia di Montecassino, si proponeva di importare in questa sede la rigida disciplina ascetica che aveva praticato in prima persona a Fonte Avellana.

Ma chi erano i frati?ultima modifica: 2021-10-23T10:41:17+02:00da fab_kl
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