Pecore mutanti

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OGGIGIORNO LE PECORE SONO MUTANTI
Nelle società dove il consumismo ha preso piede è in azione una macchina infernale che trasforma ogni cosa, destituisce tutto di senso, modifica la realtà e noi stessi, trasformati in gregge di mutanti.
La moda viene considerata come progresso, il conformismo chiede entusiasmo dinanzi al nuovo, continuo cambiamento come fervore modernista.
Nessuna epoca – per quanto ci facciano credere il contrario – ha tanto amato il nuovo quanto la nostra, trasformando un sistema economico, addirittura in uno stile di vita. Anzi a guardarci bene è diventata una religione con i suoi comandamenti, le sue festività, predicatori e luoghi di culto dove esercitare quello che gli spot dei predicatori ci intimano o ci convincono subdolamente ad eseguire.
Nella mitologia greca, Proteo era l’immortale vecchio del mare in grado di predire il destino, non perché dotato di poteri paranormali ma solo perché utilizzava l’esperienza del vissuto, la memoria di quanto già accaduto, la capacita di identificare situazioni simili: in poche parole l’esperienza.
L’esperienza che mai come oggi sembra aver così poco valore in tutti campi, sconfitta dal comandamento consumista che dispone che “i tempi sono cambiati”.
68758148_2690997697649598_7418016026136150016_nE’ il fascino che il consumismo esercita su molti arriva a influenzare la concezione di vita e di natura la cui lentissima mutabilità è alla base dell’evoluzione della specie di durata millenaria.
Le società occidentali oggi – come vertice dell’assurdo – ritengono evoluzione il comportamento omosessuale come ritengono evoluzione la scarsa prolificità delle donne.
La megamacchina del denaro, del consumo, dello sfruttamento e dello spreco, non è mai stata tanto potente, mai ha dispiegato i suoi tentacoli con altrettanta penetrazione. Alla gente piace quello che le viene fatto piacere; tutto è moda, istante, veloce cambio di prospettiva, gusti, modi di vita.
L’antiquariato e ormai relegato all’angolo. Vince il presente, il rifiuto di ereditare, “il diritto naturale del presente contro il passato” (Roland Barthes). Sconcerta la rapidità e soprattutto il carattere di massa dei fenomeni, che e facile prevedere dureranno molto poco.
Sono bastati pochi anni di dominio tecnologico e di individualismo antropologico per trasformarci in gregge obbediente al comando di un padrone invisibile che detta le idee, i comportamenti, le mode. Chi avrebbe mai immaginato, nei primi anni 2000, la trionfale avanzata delle teorie del gender, la negazione insensata di natura e biologia, l’indifferenza o l’adesione convinta a un assurdo logico come il matrimonio omosessuale?
Dilaga un ripudio culturale – dal quale nemmeno l’arte è esente – che è insieme indifferenza per il passato, noncuranza del futuro, disinteresse per la dimensione comunitaria, disprezzo per tutto ciò che sa di ieri.
Fenomeni di massa dove, afferma il gregge mutante, l’individuo ha diritto di fare ciò che vuole. Ed è proprio il senso di libertà che viene utilizzato come esca per attrarre nuovi pesci da trasportare nell’acquario della modernità. Quei pesci che se chiedi loro: *com’è l’acqua” ti risponderanno: “quale acqua?” non avendo la minima cognizione di ciò in cui sono immersi.
L’esibizionismo nelle sue varie forme è talmente diffuso che la vera trasgressione è girare in giacca e cravatta, parlare a bassa voce e dare del lei agli interlocutori. La dimensione privata è abolita, quella intima irrisa.
Grazie alle reti sociali ed alla connessione continua si diffondono banalità di ogni tipo come descrivere particolari della pripria vita, fotografare se stessi – il maledetto selfie – in qualunque situazione, postare foto del cibo che ci si appresta a mangiare, strologare su tutto, sentenziare il bene con “mi piace”, insultare e odiare, protetti dalla realtà virtuale, chi esprime idee a noi avverse: L’Io minimo diventa narcisismo massimo.
Senza connessione perpetua non sappiamo vivere, comunichiamo apparentemente più di prima, ma la relazione personale è sostituita da apparati tecnici, protesi innaturali. Sono bastati pochi anni di dominio tecnologico e di individualismo antropologico per trasformarci in gregge obbediente al comando di un padrone invisibile che detta le idee, i comportamenti, le mode.
Mode che non si limitano più al colore dei vestiti (come quando erano prerogativa femminile) ma arrivano a deturpare il proprio corpo o a mutare profondamente il rapporto con i propri figli. E tutto avviene completamente sterilizzato dalla logica evolutiva che ripudierebbe la deturpazione del proprio corpo così come ripudierebbe di paragonare il proprio figlio al cane.
L’estate scopre i corpi e si resta sbalorditi dinanzi al numero imponente di persone di ogni età che esibiscono tatuaggi in tutto il corpo. Storicamente, tale pratica, originariamente tribale, era riservata a emarginati, minoranze stigmatizzate o a chi voleva ostentare particolari simboli di identità. Migliaia di corpi esibiscono ghirigori e svolazzi, disegni colorati di qualsiasi genere, spesso in numero e dimensione imponente, in gran parte privi di un vero significato, una deturpazione di sé in nome della bizzarria divenuta obbligo. Corpi trasformati in cronaca mutante, modaiola di un gregge senza storia.

C’è chi si tatua frasi da Baci Perugina o brani di canzoni, chi mostra volti e paesaggi, panorami, animali, frutta, di gran moda le ciliegie, forme geometriche, date di nascita, nomi di coniugi e fidanzati (ahimè, quanti pentimenti), alcuni imprimono il nome dei figli, come se fosse possibile dimenticare la carne della propria carne e persino quello degli animali domestici. abbondano polpacci della Sampdoria, bicipiti del Milan e braccia della Juventus. Ogni epoca ha le identità che si merita.
Un conoscente ha svelato con orgoglio che uno strano schizzo sul petto, accanto al disegno di alcune zampette feline, è il nome del micio di casa in alfabeto maori. Ottimo viatico per un viaggio in Nuova Zelanda, ma lo stupore riguarda la facilità con cui si ricostruisce, letteralmente si “ridisegna” il proprio corpo, nel tentatuvo di modificarlo senza minimamente curarsi della tossicità dell’inchiostro indelebile iniettato nella profondità delle cellule e che andrà in circolo per anni e anni rilasciando chissà quali sostanze che certamente non allungano la vita.

Un’altra moda che da fenomeno tribale o contadino è stata innalzata a stile di vita al punto tale da venire fortemente utilizzata in politica ed in campagna elettorale – riguarda gli animali. Non vogliamo figli, troppi problemi, non ci prendiamo cura dei vecchi di famiglia, ma abbiamo piena la casa di beniamini a quattro zampe.
Nessuna obiezione per l’amore degli animali, ma il troppo stroppia, specie se accompagnato dal disprezzo e dall’indifferenza per gli esseri umani. Distinte signore, attempati padri di famiglia, ragazzotti palestrati e ragazzine dal nasino all’insù diventano raccoglitori di deiezioni canine, ma non sprecherebbero un euro, un minuto della loro giornata per dare una mano al vicino sofferente. Sono affermazioni impopolari, fastidiose per molti, e per tale.motivo nessuno si sogna di promulgare leggi che limitassero sia pur minimamwnte gli animali: qualcuno forse si sogna di vaccinare obbligatoriamente i cani contro la rabbia? Certamentw no, sono i bambini che nel caso vengono koesi dovranno sottopirsi a profilassi antirabbica.
Nessun politico osa proporre norme che siano minimamente in contrasto con un modo di pensare le cui contradizioni logiche ed esistenziali sono oggetto di molti ed approfonditi studi psicologici e sociali. E proprio questi studi, quando lasciano la logica e si direzionano nell’individuare improbabili assurdi benefici, vengono utilizzati da pseudo acienziati per ricevere consensi e ottenere visibilità a livelli mondiali grazie allacassa di risonanza che i media consumistici di ogni tipo sono in grado di assicurare, certi di ottenere a loro volta consensi. I GRANDI PEDAGOGHI e psicologi dell’infanzia, pur di guadagnare facili consensi l, diffondono l’idea che avere un cane in casa fa bene ai bambini e ne favorisce lo sviluppo emotivo.
Ci sarebbe da chiedersi: Possibile che nessuno di loro si accorga che in questo modo si avvia il bambino al concetto di PROPRIETA DEGLI ESSERI VIVENTI e si introduce in tenera età un concetto che in molti casi può falsare il concetto di rapporti familiari e di rapporti umani ed in casi marginali creare il concetto di “padronanza del compagno”? A cosa può portare questo modo di pensare dando per scontato che domani sarà sostituito da un nuovo pensiero spinto ulteriormente dal consumismo verso l’illogicità consumistica.

Siamo sicuri che sia casuale che l’aumento dei femminicidi avvenga in una generazione cresciuta molto a contatto con i cani? O poi nel tempo ci accorgeremo, come spesso avviene, che la società ha sbagliato tutto?

Ci sono volute generazioni per innalzarci, saremo rapidissimi nella discesa.

Liberamente ispirato da www.maurizioblondet.it.
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Pecore mutantiultima modifica: 2019-08-08T19:33:04+02:00da fab_kl
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