RIMBORSI UGUALI PER TUTTI

Periodi difficili

RIMBORSI UGUALI PER TUTTI.

La natura non ci ha fatto tutti uguali. Il compito dello Stato è quello di compensare queste disparità e non certamente quello di assicurare profitto a chi scommette sul proprio fatturato.

In quest’epoca consumistica invece si è subdolamente affermata l’idea che NON SIAMO TUTTI UGUALI a tutto vantaggio di chi guadagna di più. Nessuno infatti sembra minimamente disturbato dal fatto che il Presidente del Consiglio Conte elargisca a fondo perduto ingenti somme ai colossi della ristorazione (e derivati) e minimi aiuti ai piccoli ristoratori a gestine familiare, secondo una logica che mira a premiare coloro che gestiscono senza riserve di alcun tipo grossi fatturati e quindi lauti profitti. Quelle società commerciali che spesso hanno forti commercialisti in grado di far pagare meno tassse possibili grazie a conoscenze approfondite in materia di tributi e agevolazioni, quelle società che possono permettersi la sede la sede e gli approvigionamenti dall’estero, quelle società che ogni tanto chiudono per riaprire con unaltro nome…… tutte queste societa – essendo i rimborsi calcolati sul fatturato complessivo (e non ad esempio sulle imposte versate gli anni precedenti) – non vedranno scendere i loro profittie non saranno costretti a vendere la loro Porsche o la villa al mare. Non potranno dire lo stesso ristoratori e trattorie a gestione familiare che faticosamente e con grandi sacrifici hanno fino ad oggi tenuto aperto il loro locale grazie alla qualità e non grazie a campagne pubblicitarie. 

Periodi difficiliIl compito dello stato dovrebbe essere quello di livellare le disparità sociali e – secondo le linee guida DEL LIBERISMO stesso – lo stato non dovrebbe intromettersi nel libero mercato per non falsare la concorrenza avendo quest’ultimo le capacità di “autoregolarsi”, secondo un principio sostenuto ad alta voce fino al giorno prima della pandemia. Secondo il principio liberista, quindi, lo stato non dovrebbe aiutare quei commercianti in difficolta ma, al massimo, garantire la sopravvivenza la sopravvivenza a quei commercianti che il mercato ha tagliato fuori e sono falliti, assicurando loro beni di prima necessità o somme idonee al sostentamento, evitando aiuti che potrebbero permettere loro un rientro sul mercato che concretizzerebbe una concorrenza scorretta.

In Italia, il nostro ministro Conte RISARCISCE I PIU RICCHI CON PIU SOLDI ED I MENO RICCHI CON MENO SOLDI andando così in direzione diametralmente opposta non solo a quella di ROBIN HOOD ma anche a quella del liberismo e del neo liberismo. E’ facile immaginare l’ammontare dei fondi che riceveranno società come MCDONALDS ITALIA o il più nazionalista EATALY o AUTOGRILL (dei Benetton) e tutte le varie catene e franchising della ristorazione. Ed è altrettanto facile immaginare quanto riceverà la piccola trattoria.

A cosa porterà questo? Anche questo è facilmente immaginabile: i piccoli ristoranti riceveranno pochi soldi con i quali non riusciranno a sostenere le spese fisse e quindi chiuderanno. Una volta uccisi i piccoli ristoratori, resteranno INCONTRASTATI sul mercato solo i grandi ristoranti facenti capo a grandi gruppi finanziari, che grazie al “Robin Hood alla rovescia” vedranno eliminata concorrenza.

C’è da chiedersi cosa faccia l’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO, ente preposto alla sorveglianza delle condizioni del mercato ed il cui scopo è quello di contrastare abusi e posizioni dominanti. Sembrerebbe impossile che nessun azzecccagarbugli o associazione di piccoli imprenditori, si prenda la briga di segnalare come l’intervento del Primo Ministro risulti totalmente disequilibrato e non permetta il rispetto di basilari regole della concorrenza, ancorpiù perchè lo squilibrio NON è inversamente proporzionale alle grandezze delle società commerciali (aiuti maggiori ai più bisognosi e non ai più ricchi) e tanto meno è mirato a premiare la presenza fattori positivi non commerciali.

L’Autorità garante dovrebbe garantire che le imprese NON adottino comportamenti che danneggino i consumatori o gli altri concorrenti, ma anche lo stato nell’attuazione delle sue politiche dovrebbe attenersi a tale principio. I fondi “ristoratori” distribuiti secondo criteri stabiliti da Conte, vanno esattamente nella direzine contraria danneggiando sia i consumatori che la piccola concorrenza favorendo – ad esempio – quei gruppi che hanno alti fatturati grazie a imponenti campagne mediatiche (le cui spese sono detratte dalle imposte). I grandi gruppi dovrebbero aver accantonato riserve tali da poter superare eventuali periodi di crisi secondo i principi di una corretta gestione, senza affidarsi al paracadute statale additato come zavorra, quando le cose vanno bene, e come salvavita quando la scommessa sul proprio fatturato si è rivelata perdente.   

Una concorrenza LEALE non può accettare che lo Stato fornisca aiuti disparitari direttamente proporzionali al fatturato, di fatto utili a limitare le gigantesche perdite dei colossi della ristorazione dovute alle mutate condizioni del mercato che – ad esempio – potrebbero essere in crisi per aver vanificato le immense spese pubblicitarie. In nessun settore lo Stato compensa IL RISCHIO D’IMPRESA, se così fosse il diritto al rimborso spetterebbe a chiunque abbia fatto un investimento sbagliato.

Se vogliamo ritenere giusti i mostruosi ricarichi esercitati dai commercianti e giustificarli sulla base del rischio d’impresa, bisogna quindi accettare la possibilità che gli investimenti effettuati non si rivelino – sia pur per cause impreviste ed imprevedibili – proficui. Questo principio liberista di base è necessario per la buona salute del mercato.

Nel momento in cui le condizioni del mercato mutano in maniera tale da far riavvicinare, sia pur livellandole verso il basso, le diverse fasce di reddito/profitto e ristabiliscono la competitività delle grandi imprese riavvicinandola a quella delle imprese piccole e medie, lo Stato non può e non deve intervenire in maniera tale che quel divario sia mantenuto e tutelato, ancor più se gli interventi statali riguardano unicamente un solo settore dell’economia. Lo stato non compie certo un’azione eticamente lodevole intervenendo in maniera che il distanziamento tra i grandi e i piccoli imprenditori – tra l’altro – vengono penalizzati a livello d’immagine dall’associazione “guadagni poco=lavori al nero”.

Fermo restando che gli aiuti, nel caso, dovrebbero riguardarte tutti i settori che hanno meno profitti a causa della pandemia, il metodi di fornire aiuto sulla base del fatturato è stato fatto digerire all’elettorato ammantandolo di lotta all’evasione ed utilizzando cosi uno dei luoghi comuni piu redditizi in cmapo elettorale. Gran parte dell’elettorato infatti apprezza e degluttisce tale ragionamento preconfezionato e giunge alla conclusione senza minimamente pensare che se si volesse premiare chi non ha lavorato al mnero si dovrebbe prendere come riferimento l’ammontare delle imposte versato l’anno scorso: la cosa più logica. Il fatturato, infatti, non determina automaticamente il pagamento delle imposte sia per le detraibilità sia per le imposte dovute ma non versate oggeto poi di contenziosi che si protraggono per anni e che alla fine vedono scomparire la società che nel frattempo ha chiuso e riaperto con un altro nome, secondo una delle mode più diffuse nel commercio e che spesso aprendo una nuova attività riceve contributi statali sostanziosi, ed aiuta le statistiche sui nuovi posti di lavoro creati.

Possibile che Conte non sappia queste cose?

RIMBORSI UGUALI PER TUTTIultima modifica: 2020-11-27T11:56:41+01:00da fab_kl
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