Consapevolezza del consumo

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«“Lo conosciamo bene, il vostro finto progresso / il vostro comandamento “ama il consumo come te stesso”.»

Erano i primi anni Settanta quando Fabrizio De André cantava queste parole, nella versione alternativa della Canzone del maggio.

Poi la rivoluzione informatica e post-industriale, con il suo impatto travolgente sulla società italiana. Una quiete dopo la tempesta ideologica che ha avuto l’effetto di una potente anestesia.

Da cittadini a consumatori: l’involuzione italiana ha prodotto risultati nefasti. Materialismo e riflusso nel privato sono andati a braccetto, disgregando la società nell’individualismo sfrenato. Il risultato è lo smarrimento della coscienza di classe da parte di tutto il corpo sociale, eccetto che per le élite del capitalismo finanziario, perché queste sanno bene come difendere i propri interessi e riescono perfettamente nel loro intento.

Il consumo sfrenato ci ha resi ciechi e affondati nei miti del successo facile. I media si sono adeguati al generalismo di massa, imponendo il culto dell’apparenza. Lo sfoggio della griffe come ostentazione patetica di una ricchezza spesso fittizia, l’ossessione per gli status symbol del benessere dinamico (il fast food, la tecnologia ad obsolescenza programmata, l’arte degradata a merce),…… una mentalità che insidia anche la generazione del duemila.

Il consumismo ci ha consegnato infatti una politica usa e getta, un grande baraccone in cui, da semplici spettatori, possiamo ora fischiare e ora applaudire il cabarettista di turno, mentre spolvera il suo armamentario di battute da operetta.

E siamo convinti di essere attivisti facendo click su facebook

Qual è il significato ultimo di tutto ciò? Non siamo riusciti a gestire l’effetto combinato di una grande redistribuzione della ricchezza avvenuta negli anni Settanta e di un’espansione dei mercati inarrestabile. Il problema non risiede ovviamente nei beni in sé. Ad esempio, non mi sognerei mai di attribuire a priori un significato negativo ai passi da gigante della tecnologia, che ha reso più semplice la vita in moltissimi contesti. Ma non voglio nemmeno limitarmi alla pura contestazione: del resto già Pio IX un secolo e mezzo fa scrisse il Sillabo degli errori del suo tempo, e non ne azzeccò una.

Il punto è che abbiamo bisogno di acquistare consapevolezza nel consumo. Ciò non vuol dire cedere alle nostalgie populiste di chi ricorda i bei tempi di una volta (in cui il consumo non si sapeva nemmeno cosa fosse).

E la consapevolezza del consumo si acquisisce attraerso la spontaneità dei bisogni che non dovrebbero essere indotti dalla pubblicità come invece lo sono, direttamente o indirettamente.

Consapevolezza del consumoultima modifica: 2019-11-01T16:56:29+01:00da fab_kl
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