L’homo oeconomicus è colui che agisce per appagare il proprio desiderio d’accumulazione, è colui che lavora per soddisfare i propri bisogni edonistici, è colui che commercia per ottenere qualcosa che non possiede in cambio di qualcosa che non utilizza. Ma più l’essere umano (produttore/consumatore sovrano) è implicato in questa assuefazione industriale, più tende a divenire egli stesso un oggetto che ha valore solo per quello che produce in campo economico, dunque una risorsa umana di cui sbarazzarsi quando non sarà più performante, non più utilizzabile. Dunque in questa condizione di totale indifferenza e di asservimento al principio di iper-produttività e di prevaricazione, si procede nello smantellamento dello Stato sociale e della vita comunitaria.
Resistere a tutto ciò è possibile, urge acquisire delle forme di contro-condotta, disobbedire attraverso la cooperazione collettiva, rifiutarsi di lavorare di più e sempre più in fretta. I diritti proletari non sono negoziabili, il tempo non è merce.