il complotto del complotto

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Quando la costruzione dell’informazione avviene abbinando tecniche di giornalismo e di comunicazione con tecniche di psicologia, si crea inevitabilmente un’autentica arma di distruzione di massa, in grado di manipolare artificiosamente le masse senza che queste se ne rendano conto, provocando effetti devastanti sulla verità a breve termine e, nel lungo periodo, generando idee, preconcetti, stereotipi, dogmi e forme di pensiero che risulteranno difficilissime da estirpare. Una tecnica che ricorda molto la metafora della ranocchia bollita, un’azione di propaganda lenta e costante che, senza alcuna dichiarazione d’intenti, sfugge alla coscienza e non suscita reazione, opposizione o rivolta.

Dal sito dell’UE [https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/coronavirus-response/fighting-disinformation/identifying-conspiracy-theories_it] si diffondono una serie di pseudo-raccomandazioni su come riconoscere un “complotto“. E’ evidente il tentativo di limitare la realtà alla versione fornita dalle istituzioni e sminuire al tempo stesso chi prova a diffondere interpretazioni diverse, da cui il dubbio se lo scopo finale non sia quello di evitare che contenuti troppo remoti vengano a galla. Una tecnica che va a braccetto con quella delle fake news.

unesco-conspiracy-english-1Divertente vedere come le “istruzioni per riconoscere un complotto inesistente” siano applicabili proprio al documento dell’UE e quindi debbano essere riconosciute come fuorvianti.
Ma ancor più divertente è pensare a come, sulla base delle indicazioni UE saranno interpretate e gestite LE RELIGIONI equiparate a complotti e quindi di fatto a cartomanti, astrologi, medium, piazzisti e venditori ambulanti….. Saranno bollate come fake news tutte le notizie relative alla resurrezione e quant’altro perché NON SCIENTIFICAMENTE DIMOSTRATE? O forse all’ingresso dei luoghi di culto dovranno essere affissi cartelli per avvertire i potenziali fedeli di non prendere la religione troppo sul serio? 

E a quale livello di notorietà dovrebbero assestarsi per considerarsi fakenews? Chi si vanta di avere avuto centinaia di amanti vedrà abbattersi la scure della fake news? e sulle comari di un paesino? Alla fine, dato che non sarebbe obiettivamente possibile verificare tutto, basterebbe che tutte le notizie venissero considerate con il beneficio del dubbio. Ma questo farebbe cadere tutto il lavoro di anni da parte della #castadeigiornalisti che ha raggiunto il risultato di cancellare la considerazione di “contaballe” ed al tempo stesso diventare indiscutibilmente credibili, ben più del prete.

L’informazione ci fornisce i parametri mediante i quali noi leggiamo il mondo che ci circonda, contribuisce a formare la nostra opinione e ci induce ad agire in un modo piuttosto che un altro.

Non possiamo sottovalutare il potere che l’informazione ha su di noi: ogni volta che d’istinto giudichiamo qualcosa o qualcuno come sbagliato, siamo realmente convinti di essere veramente noi la fonte di quel giudizio? O lo sono piuttosto le idee, i dogmi e le convinzioni che ci sono state innestate da anni di terapia da parte dell’informazione mainstream deviata, terapia alla quale ci sottoponiamo volontariamente e passivamente ogni giorno?

I mass media si arroghino il diritto di decidere se e come rappresentare le notizie e gli eventi, con un imperativo di fondo che impone a lettori e spettatori di non pensare, di assimilare passivamente e senza spirito critico tutto ciò che viene loro accuratamente allestito e propinato.

Ritenersi “informati” non può prescindere dalla conoscenza di chi siano gli spin doctor e i concetti di piramide dell’informazione e di frame.

Queste minime conoscenze ci consegnano le chiavi con le quali decifrare metodologie, meccanismi e subdoli fini degli organi di informazione ufficiale, dei subdoli meccanismi di martellamento mediatico e di etichettatura, del sovraccarico di informazioni inutili, delle campagne per indirizzare l’opinione pubblica e per indurre in essa sentimenti negativi come la frustrazione, l’insicurezza e la paura, nonché di come siano i giornalisti stessi a mantenere in vita un sistema dell’informazione marcio e deviato in un unica direzione: il capitale.

La piramide dell’informazione

Il meccanismo della piramide dell’informazione parte dal concetto che non tutte le notizie hanno lo stesso peso, perché se una notizia viene data da una grande testata o una grande emittente, essa ha indubbiamente un peso di gran lunga superiore rispetto al caso in cui essa provenga da un media di dimensione locale o da un piccolo sito sconosciuto ai più. Ciò avviene in parte in funzione della credibilità dell’istituzione o del media sorgente, ma è dovuto anche al dilagante conformismo che caratterizza i giornalisti. Sono pochi, infatti, i giornalisti che tendono a pensare, analizzare, collegare e scrivere con la propria testa, poiché la maggior parte di essi tende ad adottare un atteggiamento tendenzialmente conformista e, quindi, a replicare l’opinione che ritengono sia generalmente condivisa o, quantomeno, istituzionalmente legittima.

In virtù di questo meccanismo, quanto un concetto o un argomento molto forte viene lanciato da un media riconosciuto, si innesca quello che è un effetto a cascata nella piramide dell’informazione, nel quale più il media sorgente è in alto nella piramide, più la notizia è sensazionale, più tutti i media si affanneranno simultaneamente a parlare di quell’argomento. A volte l’argomento è realmente degno di larga diffusione, ma i casi del genere diventano ogni giorno meno frequenti, mentre la maggior parte delle volte gli eventi propagandati non meritano un’attenzione così forte e diffusa.

Ma se hai uno spin doctor dentro alle istituzioni governative, quindi esattamente sulla cima della piramide dell’informazione, allora hai qualcuno che conosce bene le tecniche per indurre i media a parlare simultaneamente, con il taglio voluto, di una notizia che è stata scelta molto spesso arbitrariamente. Una pratica pericolosissima, perché l’effetto finale consiste nel falsare la nostra percezione, talvolta deviandola.

Ecco che la massa si ritrova spesso a parlare di argomenti che pensa siano importanti, convinta che le basi sulle quali essi si fondano siano credibili, mentre in realtà, alla fonte, c’è qualcuno che sta giocando arbitrariamente con la buona fede della gente.

Il frame e l’etichetta

FB_IMG_16042182989945071Viviamo in una società all’interno della quale vige un frame, ovvero un concetto molto forte ed importante costituito da una sorta di cornice psicologica, che si impianta nei valori della massa e che si genera in base alla percezione costruita ad arte dai media. Una volta instaurato questo meccanismo, tutto ciò che rientra all’interno della cornice supporta e rafforza la percezione del mondo da parte dell’individuo, ovviamente rassicurandolo, mentre ciò che non vi rientra, per quanto veritiero possa essere, viene tendenzialmente scartato, minimizzato, deriso o ignorato. Il frame è un meccanismo molto subdolo ma indubbiamente reale e verificabile, poiché viene usato di continuo dalla piramide dell’informazione per imbrigliare le idee e le azioni delle masse, ad esempio nelle campagne di propaganda a favore della permanenza del nostro paese nell’Euro, sull’importanza di contenere lo spread BTP-BUND, sulle rivoluzioni contro leader politici che di colpo si trasformano in dittatori sanguinari, sui falsi movimenti come Occupy Wall Street, Pussy Riot o Femen, oppure ancora quando si tratta dei dogmi fondanti della religione.

Qualsiasi notizia vada ad intaccare il frame provoca nella maggior parte delle persone un riflesso condizionato che si traduce in un rifiuto a priori e in sentimenti di insicurezza e paura, perché quella notizia va a mettere in dubbio le credenze, le assunzioni ed i dogmi sui quali il frame stesso si fonda, anche se tutte le evidenze e gli elementi di cui la gente dispone dovrebbero condurla quantomeno a porsi delle domande. Questo fenomeno induce anche la maggior parte dei media e dei giornalisti, proprio in virtù del conformismo dilagante che li attanaglia, ad assecondare e, se possibile, rafforzare questo frame, piuttosto che fornire ai cittadini gli strumenti e le informazioni per valutare autonomamente e indipendentemente ciò che accade loro intorno.

Questa è la ragione principale per cui risulta molto facile orientare le masse in occasione delle grandi crisi internazionali, supportata da un altro subdolo meccanismo: l’etichetta. Quando vuoi demonizzare una persona o un concetto, la via più semplice è affibbiargli un’etichetta negativa, screditando automaticamente tutte le tesi che porta con sé.

Così, chi denuncia l’orrendo crimine finanziario iniziato con l’Euro e perpetrato con il MES diventa antieuropeista, chi non è funzionale a determinati interessi geopolitici diventa nemico della libertà, chi ravvisa palesi irregolarità e falsità nelle versioni ufficiali dei fatti diventa complottista, chi cerca disperatamente di difendere i propri diritti umani e civili diventa attivista, chi argomenta a favore dei diritti dei cittadini diventa populista e via dicendo.

Gli spin doctor sono persone estremamente preparate ed intelligenti, molto spesso di estrazione giornalistica o comunicatori professionisti di grande scaltrezza, coadiuvati da squadre di psicologi che studiano come affinare al meglio l’approccio mediatico, proprio ricorrendo alle tecniche già citate e a molte altre tuttora valide e molto utilizzate. Il processo di condizionamento delle masse, fino a qualche tempo fa, era un processo quasi matematico con risultati perfetti e prevedibili, mentre oggi Internet e il Web hanno provocato un certo turbamento e scombussolamento del meccanismo. Non è un caso, infatti, che i più moderni ed efficaci movimenti di riforma e di rinnovamento delle istituzioni sono nati proprio dalla grande rete.

il complotto del complottoultima modifica: 2021-01-21T17:06:19+01:00da fab_kl
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