il complotto del complotto
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Quando la costruzione dell’informazione avviene abbinando tecniche di giornalismo e di comunicazione con tecniche di psicologia, si crea inevitabilmente un’autentica arma di distruzione di massa, in grado di manipolare artificiosamente le masse senza che queste se ne rendano conto, provocando effetti devastanti sulla verità a breve termine e, nel lungo periodo, generando idee, preconcetti, stereotipi, dogmi e forme di pensiero che risulteranno difficilissime da estirpare. Una tecnica che ricorda molto la metafora della ranocchia bollita, un’azione di propaganda lenta e costante che, senza alcuna dichiarazione d’intenti, sfugge alla coscienza e non suscita reazione, opposizione o rivolta. Dal sito dell’UE [https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/coronavirus-response/fighting-disinformation/identifying-conspiracy-theories_it] si diffondono una serie di pseudo-raccomandazioni su come riconoscere un “complotto“. E’ evidente il tentativo di limitare la realtà alla versione fornita dalle istituzioni e sminuire al tempo stesso chi prova a diffondere interpretazioni diverse, da cui il dubbio se lo scopo finale non sia quello di evitare che contenuti troppo remoti vengano a galla. Una tecnica che va a braccetto con quella delle fake news. Divertente vedere come le “istruzioni per riconoscere un complotto inesistente” siano applicabili proprio al documento dell’UE e quindi debbano essere riconosciute come fuorvianti. Ma ancor più divertente è pensare a come, sulla base delle indicazioni UE saranno interpretate e gestite LE RELIGIONI equiparate a complotti e quindi di fatto a cartomanti, astrologi, medium, piazzisti e venditori ambulanti….. Saranno bollate come fake news tutte le notizie relative alla resurrezione e quant’altro perché NON SCIENTIFICAMENTE DIMOSTRATE? O forse all’ingresso dei luoghi di culto dovranno essere affissi […]

Un piano per destabilizzare l’Italia

Un interessante passaggio del libro “La Politica nel Cuore – Segreti e bugie della Seconda Repubblica” * Paolo Cirino Pomicino UN PIANO PER DESTABILIZZARE L’ITALIA? Il 3 settembre del 2006 compio gli anni. Sono ancora ricoverato al San Matteo di Pavia. Viene a farmi gli auguri Luca Josi, amico recente ma di grande qualità. Josi era agli inizi degli anni novanta il segretario dei giovani socialisti. Uomo di grande cultura, strinse ben presto un intenso rapporto con Bettino Craxi. Un rapporto fatto di stima reciproca e di un comune sentire dei problemi di un Paese come il nostro e del movimento socialista nazionale e internazionale. Quando vennero i giorni bui, il giovane Josi non abbandonò Craxi. Anzi la sua amicizia si cementò in un’analisi culturale e politica sempre più intensa. Era con Bettino quando questi uscì dall’Hotel Raphael e gli squadristi di destra e di sinistra gli lanciarono le monetine. «Con Bettino spesso provavamo a ragionare guardando “oltre il giardino”» mi dice Luca. «Erano pensieri in libertà che ascoltati in quegli anni da un interlocutore maldisposto (più o meno la quasi totalità) avrebbero provocato un sorriso di compassionevole ironia per la loro natura, apparentemente, giustificazionista. Ci dicevamo che era finita una guerra mondiale. Eh sì, la guerra fredda è stata una vera e propria guerra mondiale e l’Italia, involontariamente, ne era stata terra di frontiera militare e politica. Noi, poi, la precedente guerra, la Seconda, l’avevamo pure persa (dettaglio che, abitualmente, si scorda). Certo nella divisione della storia eravamo cascati bene. […]