La parola Allah e il fondamentalismo ateo

In Malesia, si sta correndo ai ripari per evitare che nel mondo si possa pensare che esiste una societa’ musulmana che funziona rispettando i diritti di tutti (o per lo meno in grandissima parte). Sabato 9 gennaio la stampa mondiale e’ stata ben orchestrata nel diffondere capillarmente e nello stesso momento la notizia che DA TUTTI viene riportata “potata” e con la stessa “potatura”…. guarda caso. La notizia che riportano tutti i giornali e’ quella degli attentati incendiari a 3 chiese in Malesia (o Malaysia per dirla all’inglese); attentati scatenati (come riportato da tutti) dalla sentenza emessa il giorno prima dal tribunale malesiano con la quale si revoca il divieto ai cristiani per l’utilizzo della parola Allah. Su tutti i giornali viene riportato come “sia vietato l’uso della parola Allah ai cristiani” tralasciando un piccolo particolare che potrebbe fuorviare gli occidentali: la sentenza originale (la cui revoca da parte del tribunale ha motivato 3 attentati con molotov in pieno stile “occidentale”) nella sua interezza dice che “e’ vietato ai cristiani di utilizzare la paola Allah RIFERITA AL DIO CRISTIANO“. Cosa significa? significa che stanno chiedendo solamente di rispettare il nome di Allah che in tutto il mondo identifica la religione musulmana. Infatti l’Herald – rivista legata al Vaticano ma di proprieta’ di un gruppo statunitense  – ha iniziato circa un anno fa un procedimento legale per PRETENDERE di vendere migliaia di Bibbie nelle quali il Dio cristiano veniva chiamato Allah. Inizialmente venne raccomandato il ritiro poi si passo al sequestro poi la sentenza diveniva legge e vietava di chiamare Allah il […]

Papa Luciani, Papa Wojtyla ed il muro di Berlino
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Le manifestazioni celebrative per la caduta del muro di Berlino mi hanno riportato alla mente le considerazioni che ho fatto tante volte in passato ed ultimamente guardando un programma televisivo, ondato in onda durante la programmazione televisiva “estiva mattutina“, che ha riproposto la storia riguardante la misteriosa morte di Giovanni Paolo I (Papa Luciani), avvenuta dopo 33 giorni dalla sua nomina quando venne trovato morto nella sua stanza. Ecco, il modo in cui in questi 30 anni è stato mediaticamente gestito il fatto, è uno splendido esempio di direzionamento mediatico, cioè di come i mass-media, se orchestrati nella giusta maniera, possono uni-direzionare totalmente le menti delle persone, rendendole incapaci di effettuare il  minimo ragionamento. In questo caso è bastato evitare di prospettare il terreno storico su cui si fondava il fatto fornendo al tempo stesso demagogiche spiegazioni dello stesso e così il pifferaio magico è riuscito ad allineare le menti di tutti. Fedele a questa tecnica, anche questa volta il programma tv ha ripetuto in maniera  uguale alle precedenti sia i fatti sia le ipotesi che ne derivano e, di conseguenza, giunge alle stesse (limitate) conclusioni. Un ragionamento semplice e scontato che normalmente – in ogni caso di morte sospetta – nasce spontaneo ed immediato e’ quello che parte dal “cui prodest?“; in questa direzione, i primi indagati sono gli eredi, i successori o coloro che ne traggono vantaggi. Nei casi di morte di un Sovrano, colui che gli succede è il primo indagato e la storia ci insegna che spesso lo è giustamente.   La morte di Papa Luciani   La morte di Papa Luciani chiuse in maniera misteriosa uno dei […]