La Crescita? Una cosa da bambini

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La Crescita? È UNA COSA DA BAMBINI …..

crescita_cosa_da_ bambiniMolti ben ricorderanno come, quando si era bambini, non si vedeva l’ora di crescere. L’aspettativa era che crescendo, tutti i problemi si sarebbero risolti come per miracolo ed al tempo stesso si sarebbero potute fare cose prima impossibili.
La crescita era uno degli obiettivi primari che in alcuni casi arrivava ad ossessionare l’esistenza di alcuni come accadeva a coloro che, ad esempio, che non crescevano in altezza quanto gli altri.

Quante volte ci siamo ritrovati a misurare la nostra altezza, e confrontarla con quella dei compagni di classe, creando classifiche da utilizzare in ogni ambito. E quanto ci sentivamo grandi quando eravamo più alti di un amico che aveva un anno in più!!

Il miglior complimento che ci potevano fare parenti e amici, era quello di dirci “ma quanto sei cresciuto…. Come sei diventato grande….”.

Eravamo disposti a mangiare qualunque cosa “perché fa crescere”.

Da bambini il tempo sembra trascorrere molto lentamente e si vorrebbe che scorresse più velocemente, impazienti di crescere ed essere sempre più grandi.

Non c’è niente di strano in questo è successo a tutti ed in tutte le epoche

Poi ad una certa età – chi prima chi dopo – ci si accorge di non crescere più: ce ne accorgiamo quando, nonostante il tempo continui a passare, i vestiti ci vanno ancora bene. (*)

Da quel momento la concezione del tempo cambia ed è un fattore fondamentale del carattere e della personalità. Da quel momento, più passa il tempo e più ci accorgiamo che il tempo passa sempre più velocemente arrivando ben presto a spaventare per la velocità con cui questo passa. Passiamo dal misurare la nostra altezza sperando di avere un cm in più, a misurare il peso sperando di avere un kg in meno.
Tutta quest’ansia di crescere e una volta cresciuti resta solo l’ansia

In seguito ci si accorge di quanto eravamo ingenui quando non vedevamo l’ora che il tempo passasse per crescere e raggiungere quel traguardo, del tutto misterioso. Chi avrebbe voluto essere alto 2 metri, chi sperava nella crescita di muscoli o seno a seconda dei sessi.

Un traguardo difficile da collocare con precisione e questa difficoltà a volte arrivava a farci credere che esistesse una specie di crescita perpetua, sostenuta da frasi come “gli esami non finiscono mai” ben sapendo che ciò era irrealizzabile.

Dovremmo forse chiederci se il pilastro fondamentale dell’economia oggi più diffusa al mondo non sia basato sull’infantilismo caratteristico di questa epoca e riproponga in altra chiave, quelle ossessioni infantili ben necessarie all’evoluzione dell’individuo ma che dovrebbero essere messe da parte una volta smesso di crescere e raggiunta  la maturità, sostituite da altre “ossessioni” legate a far crescere nuovi individui vale a dire la riproduzione o procreazione. Freud identificava il mantenimento della specie come forza innata dell’individuo e principale istinto vitale.
Viene per da pensare che il mantenimento dell’individuo è propedeutico temporalmente in quanto necessario ad arrivare alla maturità. La maturità si ha proprio con il passaggio dal principio del mantenimento dell’individuo al principio del mantenimento della specie. in questa seconda fase il mantenimento dell’individuo diventa subordinato ed orientato solo a mantenere la priorità dell’esistenza della propria specie.

Una chiave di lettura che potrebbe riscontrarsi in maniera sociologicamente generalizzata, storicamente sempre esistito e culturalmente molto diffusa. Perchè non provare a fare un parallelismo con il principio economico che in questa epoca va per la maggiore ed ipotizzare come questo ottenga consensi approfittando del diffuso infantilismo sociale che caratterizza proprio quest’epoca in cui l’economia della crescita ossessiva diventa dominante.

dovremmo quindi chiederci: “E SE LA CONTINUA VOLONTÀ DI CRESCITA ECONOMICA FOSSE LEGATA ALL’INFANZIA E AL GIOVANILISMO?”

Tutta quest'ansia di crescereForse, potrebbe non essere del tutto campato in aria ipotizzare un collegamento tra l’infantilismo delle nuove generazioni, il giovanilismo di quelle precedenti e la rincorsa disperata alla crescita economica dalla quale non sembra ci possa sottrarre in qualsiasi ambito ed in ogni momento della giornata.

La sindrome di Peter Pan sembrerebbe rendere gli adulti capaci di impegnarsi solo in attività utili per la crescita. Forse aver dovuto abbandonare l’idea della crescita fisica personale ha creato le condizioni per sposare immediatamente l’idea di crescita perpetua che ci viene proposta con tambureggiante continuità in campo economico. Forse i principi della crescita economica ben attecchiscono in un terreno culturale da sempre coltivato “a crescita”.

Capita così che mentre vogliamo dimostrare di avere una cultura economica riempiendoci la bocca di crescita, altro non stiamo facendo che appagare indirettamente il nostro obiettivo individuale che avevamo fin dalla nascita. Quell’obiettivo primario che la natura stessa ci ha geneticamente trasmesso per il mantenimento della specie, ma che la natura stessa ha impedito si perpetuasse all’infinito.
Questo impedimento impostoci dalla natura (al contrario di altre specie) avrebbe dovuto farci pensare e forse dovremmo iniziare a mettere in relazione alcune cose che abbiamo davanti agli occhi ma sembra non siano evidenti.

Chiediamoci perché le piante e gli alberi crescono in continuazione, alcune anche per centinaia di anni, mentre gli esseri viventi hanno una crescita che si arresta dopo alcuni anni di vita. Dato che niente è casuale, quale sarà il motivo? una valida ipotesi potrebbe essere quella secondo la quale la natura intende limitare la crescita degli esseri in movimento, e la ragione potrebbe essere legata alla dinamica del movimento e degli arti. Chissà…..

Sta di fatto che la natura ha deciso che la crescita perenne non è utile, o per lo meno non lo è per tutti. Dovremmo quindi riflettere sull’utilità della crescita economica continua.

Tornando al giovanilismo, la sindrome di Peter pan, potrebbe aver influito sul redirezionamento di un istinto che, proprio per la sua collocazione profonda e arcaica nella struttura della nostra mente, viene accettato irrazionalmente senza soffermarci a pensare sull’impossibilità concreta di una crescita perpetua. Difficilmente da piccoli ci siamo soffermati a pensare a cosa sarebbe successo se avessimo continuato a crescere diventando alti e pesanti come querce secolari. Difficilmente qualcuno ci prospettava quanto avrebbe potutto essere catastrofica una simile situazione che, ad un certo punto, avrebbe reso difficile anche trovare un letto per dormire o vestiti e scarpe da indossare. Nessuno voleva spaventarci di crescere troppo, anche perchè spesso la prospettiva di crescita era sapientemente utilizzata per portare i bambini a fare cose che solitamente sono restii a fare come mangiare le verdure (gli spinaci di braccio di ferro) o fare ginnastica.

Tutta quest'ansia di crescereA questo punto viene da chiedersi se coloro che in materia di economia condividono un ideale consumista (sia pur camuffato sotto molte spoglie), siano ingenuamente convinti che si possa crescere continuamente e le risorse siano infinite, oppure stanno rivivendo l’infanzia e proiettando su altri obiettivi le abitudini ed i comportamenti acquisiti primordialmente?

Per rispondere, può essere utile considerare l’enormità della carica emotivamente positiva, rivestita dalle parole “crescita economica“, la cui presa è paragonabile alla presa del “botulino” sui giovanilisti. E’ frequente verificare come in molti saranno concordi nell’inneggiare a qualunque cosa lasci intravedere una piccola crescita, ma ben pochi sapranno veder così lontano fino ai tempi della vecchiaia. Quei tempi che non dovranno spaventare ma permettere di vivere con positiva consapevolezza il meraviglioso periodo che si sta vivendo e viverlo sperando di riuscire ad arrivare meglio a quella vecchiaia che pare da giovani così inaccettabile. Pochi sapranno rendersi conto che pensare di crescere perennemente non è possibile e che, anche se fosse possibile accelerare il tempo questo velocizzerebbe la crescita ma avvicinerebbe anche la morte.

Il periodo della crescita è un bel periodo, ma ad un certo punto “deve” fermarsi e dobbiamo trasformare le nostre azioni iniziando a prendersi cura del nostro corpo limitandoci a mantenerlo in forma e sano. L’ECONOMIA DEVE SEGUIRE LE STESSE REGOLE e, saggiamente, deve darsi una regolata, in maniera da sapere bene quando dover crescere e quando doversi fermare. Evitando cosi di arrivare a quelli che potrebbero essere definiti “botulinismi” che servono solo a camuffare quel punto di vecchiaia dell’economia individuabile nel punto dove produrre una unità marginale in più avrebbe costi mostruosi per l’umanità.

Adagiamoci a vivere l’età che abbiamo ed il livello economico raggiunto. E smettiamola di incoraggiare i figli a crescere, non è cosi importante la crescita.

#crescita #decrescitafelice #felicedecrescita #consumismo #anticonsumismo

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(*) su questo cambiamento, la cui altra faccia della medaglia è l’invecchiamento, fa molto leva la moda per rendersi attraente

La crescitofobia

La Crescita? Una cosa da bambiniultima modifica: 2018-11-15T11:39:06+01:00da fab_kl
Post Categories: #Belpensiero Buonista, #CONSUMISMO NUOVA RELIGIONE, #crescita, #Direzionamenti
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