Lenin ed il buon samaritano
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COME TRASFORMARE LENIN NEL BUON SAMARITANO. Ritenere che il pensiero comunista possa coincidere con quello del vaticano, delle nazioni unite e della nato dovrebbe far sorgere qualche dubbio di manipolazione messa in atto da parte di chi ancora oggi considera reato penale essere comunisti, come avviene in USA. Se poi il pensiero considerato comunista si discosta totalmente da quello russo, cubano, venezuelano ecc….. Forse bisogna rendersi conto di ragionare come preti spretati….Il lavoro e l’elemosina sono due cose diverse es il lavoro non deve essere concesso come elemosina. Dell’Elemosina e dei poveri si occupa la chiesa. Il comunismo deve occuparsi dei lavoratori. Chi porge l’altra guancia ed assolve dai peccati È IL PAPA. Il comunista riconosce il bene e condanna il male. Non trasformiamo Lenin in un samaritano

Vinceranno i media o i social
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Quello che bisogna chiedersi è: Se Berlusconi arrivò al potere grazie alla sua potenza mediatica, com’è possibile che i due attuali partiti di governo (ed i loro leader)  NON sono proprietari alcun giornale o televisione? e come mai nessuno lo ha evidenziato? Dopo il fallimento de l’unità durante il governo PD (a dimostrazione dell’incapacità gestionale) il pensiero e gli ideali dei due partiti (che non usano il termine “partito”) vengono diffusi al popolo attraverso facebook o la piu limitata Rousseau. In altre parole si può affermare senza timore di smentita che ADESSO SIAMO DIRETTAMENTE e pubblicamente controllati dagli USA che decideranno se e quanto limitare la diffusione di un post oppure di sbandierarlo e proporlo (non richiesto, come sarà capitato a tutti) a tutti gli utenti per settimane, magari a pagamento. E’ facilissimo per Facebook limitare la diffusione di un post evitando o di ritardare la sua pubblicazione, ed altrettanto facile è diffondere in maniera massiva e tambureggiante come accade per i post a pagamento. Si perche, per chi non lo sapesse ancora, facebook fa pagare il numero di visualizzazioni di post o pagine, ed infatti risultano quasi isolate quelle pagine che non pagano le inserzioni mentre vengo amplificate in maniera proporzionale a quanto pagano (loro direbbero :investono in pubblicità) le pagine dei clienti facebook più fedeli. È davanti agli occhi di tutti ma la gente sembra non rendersene conto….. Questi sono i nuovi direzionatori di masse ed il loro ruolo sarà tutt’altro che da sottovalutare nelle prossime elezioni che […]

La potenza sociale del consumo
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La “potenza sociale del consumo” . Il consumo sempre fine a se stesso e conseguente ad un desiderio indotto e drammaticamente distruttivo, dentro a cui esplode il conflitto che ridefinisce la libertà dell’individuo. In questa maniera vengono esauriti non soltanto gli oggetti, le cose, ma anche le affettività, i valori, gli eventi, gli interessi generali, le forme di rappresentanza, le istituzioni….. IL CONSUMISMO E’ ORMAI RADICATO A FONDO Viviamo costantemente immersi in una società consumistica che ci vuole perennemente consumatori, acquirenti, di un numero sempre più crescente di beni, prodotti e servizi.

La Sinistra o sarà anticonsumista o non sarà affatto
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Che senso ha parlare di sostenibilità se non si ha il coraggio di dire che consumiamo troppo? Non si può coniugare nella stessa casa la morale del servo e quella del signore, il rapporto che lega l’una all’altra è un rapporto dialettico, conflittuale, in costante riequilibrio e in constante opposizione. Spetta anche alla sinistra, scegliere una delle due parti e immaginare il mondo in conseguenza di quella scelta. Che senso ha l’espressione eco-socialismo? la sinistra deve fornire proposte alternative che siano concrete nel mondo reale, e che siano fuori dal circuito del mercato. Negli ultimi decenni la strategia adottata per far confluire nel capitalismo esasperato anche i proletari più convinti, è stata quella di introdurre gradualmente il concetto che “la tutela del proletariato significa tutela dei lavoratori” per poi passare a  “la tutela dei lavoratori significa il benessere dei lavoratori” e quindi identificare “il benessere significa consumo”. Grazie a questi passaggi, si è giunti – in maniera inconsapevole ed indolore – alla conclusione che il consumismo sia la versione moderna del del comunismo ed a sostegno di ciò viene quasi sempre sbandierato che se DIMINUISCONO I CONSUMI AUMENTANO I LICENZIAMENTI con questo vengono zittiti tutti coloro che non identificano il consumismo come la religione di base della vita evoluta e tecnologica. A questa versione hanno aderito tutti i sinistroidi (coloro che si ritengono di sinistra ma in realtà fanno gli interessi degli USA) senza rendersi conto che erano stati trasformati in schiavi le cui catene erano costituite dalle rate dei […]

etnocentrismo dei diritti umani
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Non vi è nulla di più etnocentrico delle rivendicazioni universalistiche. I media non pronunciano più la parola IMPERIALISMO ma il piano va avanti da decenni ed ormai ha quasi conquistato tutti i paesi che forniscono energia (guarda caso). La presunzione di superiorità che l’Occidente (leggi USA), almeno nella sua categorizzazione concettuale, riversa nei confronti di altri popoli, dei loro sistemi di vita e dei loro modelli tradizionali di riferimento. Un discorso che ci rimanda a tutto quell’insieme di luoghi comuni, stereotipi e nel migliore dei casi assiomi validi per il modello occidentale, ma non per il resto del mondo, e che va sotto il nome di “diritti civili e umani”. In nome dei “diritti umani”, e di logiche simili, si è proceduto a guerre di invasione, saccheggio e sterminio a danno di numerosi Stati, definiti dispregiativamente “canaglia” e guidati da cosiddetti “dittatori” e “tiranni”. Dalle guerre del Golfo alla Jugoslavia, dall’Afghanistan alle primavere arabe (Libia e Siria su tutti), dall’Ucraina al Baltico e comprendendo le innumerevoli frizioni nei confronti di Russia, Cina, Corea del Nord, Iran, Venezuela e sud America in generale, tutti questi scenari sono stati investiti da questo ragionamento.  

Vuoi diminuire il numero dei parlamentari? RINUNCIA A VOTARE

Sarebbe molto più democratico se, chi vuole diminuire i parlamentari rinunciasse ad essere rappresentato. Chi vuole meno rappresentatività dovrebbe essere il primo a rinunciarvi. Diminuire il numero di membri del Parlamento significa allontanare ulteriormente i cittadini dal potere e dalla politica. Personalmente adeguerei il numero dei parlamentari eletti in proporzione al numero dei partecipanti al voto, in maniera tale da rappresentare con maggior precisione anche l’astensione. Anzi, forse, la miglior rappresentazione sarebbe quella di lasciare un numero di seggi parlamentari vuoto proporzionalmente agli astenuti in maniera che se l’affluenza alle urne non raggiunga il 50% questo sia immediatamente percepibile anche visivamente.Se poi aggiungessimo un regolamento Una partecipazione al voto inferiore al 50% può dichiararsi rappresentativa? Dubito… Sarebbe molto più democratico se, chi vuole diminuire i parlamentari rinunciasse ad essere rappresentato e, adottando una legge elettorale che tenga conto delle astensioni, potrebbe farlo NON andano a votare e togliendo così posti in parlamento e comportandosi con coerenza ed essendo il primo a rinunciare ad essere rappresentato. MATEMATICAMENTE PARLANDO, Il Governo attuale, M5S e PD, in continuità con quello precedente, M5S e Lega, vuole modificare la Costituzione per “tagliare” 365 parlamentari, passando cioè da 630 a 400 alla Camera, da 320 a 200 al Senato. Il rapporto tra elettori ed eletti, in questo momento, è di 96.006 elettori per ogni deputato; con la riforma il rapporto – e, con esso, la distanza tra elettori ed eletti – aumenterebbe a 151.210 elettori per ciascun deputato, mentre per i senatori si passerebbe da 188.424 […]

Huawei-Usa La competizione nel 5G e 6G

Il mondo si sta dividendo in paesi che gestiscono reti 5G al di fuori dell’influenza cinese e paesi che impiegano la tecnologia cinese. Un matrimonio tra queste due posizioni sarà sempre difficile finché non sarà propiziato da un accordo globale tra Washington e Pechino sull’argomento. https://www.startmag.it/mondo/huawei-usa-come-la-competizione-nel-5g-e-6g-avra-ripercussioni-su-difesa-intelligence-e-sicurezza-globali/  

Leonia
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Leonia, la città del consumismo di Italo Calvino è una città che Italo Calvino immagina ne “Le città invisibili” (1972) e che ricorda la situazione di molte metropoli moderne. Infatti a Leonia i cittadini consumano cibi e oggetti in quantità industriali rinnovando ogni giorno abiti, soprammobili, arredamenti, producendo una montagna di rifiuti accatastati alla periferia della città che nessuno sa smaltire. : un mondo squilibrato preda di una schizofrenia consumistica che consuma e spreca molto più di ciò di cui ha davvero bisogno. La sublimazione dell’usa e getta, in un continuo spreco di denaro e di energie, solo apparentemente assurda. Italo calvino e la pubblicità

La notte della Sinistra
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Ci fu un tempo in cui sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra. Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell’Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la sinistra italiana da quando è all’opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l’Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale. È una sinistra che abbraccia la religione dei parametri e delle tecnocrazie. Venera i miliardari radical chic della Silicon Valley, nuovi padroni delle nostre coscienze e manipolatori dell’informazione. Tra i guru «progressisti» vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer sui social media, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo.   L’intervista all’autore che rende difficile credere lavori per Repubblica

Pedolatria + ambiente = Greta
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Manifestare per il clima e l’ecologia ARMATI DI TELEFONINO? Quella che passa per una storia nata spontaneamente è in realtà una studiata operazione di marketing, cosa che tra l’altro non ci voleva molto a capire. Chi ha un minimo di attenzione alle dinamiche dei media e della manipolazione dell’opinione pubblica ha riconosciuto in una frazione di secondo il tipo di operazione che viene condotta, gia utilizzata a partire dal voto sulla Brexit si accusarono i “vecchi” di egoismo puntando a porre le generazioni le une contro le altre, si è puntato a dipingere gli adulti con più esperienza come egoisti mossi a privare i giovani del loro futuro per biechi interessi immediati, in pratica si è puntato alla frattura generazionale per rendere ancora una volta di più tutti soli ed isolati in una società liquida. Ma in più sono tutte bambine quelle che rimproverano gli adulti, nella frattura generazionale si inserisce quella tra maschi e femmine che già a livello di adulti ha introdotto la diffidenza come base del rapporto. Dunque non solo marketing per i provvedimenti sulle emissioni di CO2 ma più propriamente manipolazione sociale operata sfruttando dei minori che dovrebbero invece essere tutelati anziché venire sovraesposti mediaticamente. Una grande operazione di spin che distoglie l’attenzione dal vero futuro negato ai giovani, quelli che non troveranno un lavoro, che nella migliore delle ipotesi saranno precari a vita e sottopagati, che saranno privati della possibilità di farsi una famiglia, che non avranno una sanità pubblica, che avranno una cultura di […]

RELAZIONE SULLA POLITICA DELL’INFORMAZIONEPER LA SICUREZZA 2018
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La relazione presentata in parlamento da parte di quelli che una volta erano i servizi segreti. Il testo integrale è disponibile qui https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2019/02/Relazione-2018.pdf alcuni stralci: Quello economico-finanziario è del resto uno dei “fianchi” fisiologicamente esposti ad eventuali azioni volte a intaccare il peso stra-tegico del nostro Paese, in un contesto dove sono nettamente cresciute le preoccupazioni “l’anarco-insurrezionalismo, l’antagonismo e la destra radicale paiono accomunati dall’intento di strumentalizzare temi fortemente divisivi per la minaccia ibrida, vale a dire l’uso, siner-gico e combinato, di strumenti convenzionali e non – comprese le manovre di ingerenza ed influenza – volto a condizionare processi de-cisionali, corretta informazione e formazione delle pubbliche opinioni dei Paesi target e, in ultima istanza, a comprimere la sovranità dell’avversario. Lo sforzo più significativo posto in essere dal Comparto ha riguardato il contrasto di campagne di spionaggio digitale, gran parte delle quali verosimilmente riconducibili a gruppi ostili strutturati, contigui ad apparati governativi o che da questi ultimi hanno ri-cevuto linee di indirizzo strategico e suppor-to finanziario.

Il nuovo OSCURANTISMO
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La cancellazione delle religioni e la loro sostituzione con il consumismo, prevede anche di instaurare un nuovo OSCURANTISMO analogo a quello che vide morire arso vivo chi contraddiceva la “scienza” fornita dallo Stato della Chiesa. Al giorno d’oggi passano quasi in sordina – ad esempio – gli attacchi a scienziati, rei di aver concluso, sulla base delle loro ricerche, che razza, genere e intelligenza hanno una base genetica: La soppressione delle scoperte scientifiche da parte dell’ideologia. Stiamo rivivendo l’occultamento delle prove da parte della Chiesa Cattolica e la punizione di quelli che le avevano presentate (p.e. che la Terra ruota intorno al sole e non viceversa). E gli scienziati e gli studiosi sono troppo intimiditi per parlare. Emblematico il caso di James D. Watson, a cui era stato giustamente conferito il premio Nobel per la sua scoperta, insieme a Francis Crick, della struttura a doppia elica del DNA, la molecola che contiene i geni umani. Si dovrebbe pensare che un scienziato del genere avrebbe il diritto alla propria opinione, che cioè esiste una base genetica per l’intelligenza. Per questa sua opinione Watson è stato privato dei suoi titoli di Cancelliere Emerito, Oliver R Grace, Professore Emerito, e Amministratore Onorario del Cold Spring Harbor Laboratory, che aveva diretto a lungo e portato alla notorietà, per il semplice fatto di aver espresso le proprie conclusioni, e cioè che è l’eredità genetica la causa delle differenze nei punteggi medi dei QI fra le varie razze. La spiegazione delle differenze QI dovute all’ambiente è […]

La cannabis come la caffeina
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Grazie a soros e alla Monsanto tra qualche anno potremo assistere alla sostituzione della più grande droga di massa. Assistiamo da alcuni anni ad un diverso atteggiamento tenuto da giornali, televisioni, film e tutti i media in generale, nei confronti della marijuana. Un atteggiamento NON tanto generalizzato verso tutte le droghe leggere quanto esclusivo per la marijuana (o meglio “cannabis” il termine utilizzato in sostituzione). Un’accelerazione particolare in questa direzione c’è stata circa un anno/un anno e mezzo fa quando è giunto a termine il processo di registrazione del brevetto presentato nel 2014 da una societa nella quale compaiono Monsanto e soros (azionista di Monsanto): il brevetto di un seme di una particolare specie di marijuana. Nel 2014, quando venne presentata la domanda di registrazione di brevetto, Soros e la Monsanto decidono di avviare questa azione del tutto rivoluzionaria in un mondo dove le nazioni unite hanno al loro interno organizzazioni di livello altissimo dedite alla lotta contro gli stupefacenti. In quel tempo erano in pochi a credere quello che oggi diventa sempre piu’ evidente. Il piano era ed e’ molto semplice: gestire gradualmente l’opinione pubblica mondiale, portandola ad un diverso approccio nei confronti della marijuana ed arrivare a liberalizzarla in tutto il mondo. Ma in questo non ci sarebbe niente di commerciale e quinhdi di redditizio. Infatti lo scopo finale non è che ognuno potra fare quello che vuole, la marijuana sarà certamente libera ma – con la scusa della tutela della salute dei consumatori e della lotta alla […]

State of Power
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Il controllo dell’informazione appartiene quasi totalmente ai grandi monopoli digitali che costruiscono un’immagine del mondo specchio dei loro interessi. Solo 6 compagnie possiedono il 90% dei media statunitensi, e solo Google e Facebook controllano il 70% dei siti di informazione.   State of Power è il rapporto annuale presentato dal Transnational Institute (TNI) che indaga il processo culturale tramite cui le grandi imprese e le élite militari rendono il loro potere apparentemente naturale e irreversibile. L’infografica Manufactured Consent mostra numeri su cui riflettere. Secondo una stima del 2012,solo 6 compagnie possiedono il 90% dei media statunitensi e solo Google e Facebook controllano il 70% dei siti di informazione. Il fenomeno è in crescita: nel 1983 erano 50 imprese a detenere il 90% dei media. L’origine dell’accentramento del potere mediatico risiede nella concentrazione del controllo economico, che passa per il meccanismo delle porte girevoli, per il finanziamento delle campagne elettorali e per i grandi think tank. Lo studio The network of global corporate control – condotto da Stefania Vitali, Stefano Battiston e James Glattfelder del Politecnico federale di Zurigo – riporta che l’1% dei gruppi economici controlla il 40% delle imprese mondiali. Questo avviene anche grazie al fenomeno dell’interlocking directorate, il legame tra diverse amministrazioni societarie. Secondo il TNI, ad esempio, l’azienda satunitense Alphabet possiede Google, Android, Youtube e Waze e, mediante l’interlocking, è connesso anche con Netflix, la Ford Motor Company, la NASA e la Stanford University. Mentre la Walt Disney è legata, tra gli altri, a Facebook, Apple, Mc Donald’s, Blackberry, Nike e a diverse università. Altri giganti mediatici sono Comcast, legato alla Federal […]

Diminuire la pubblicità
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Nonostante la concorrenza tra le varie marche, la pubblicità si propone uno scopo generale, ed è quello di stimolare il desiderio di consumi; tutte le aziende si aiutano a vicenda nell’esercitare quest’influenza fondamentale tramite la rispettiva pubblicità, mentre il compratore esercita solo in via secondaria il dubbio privilegio di scegliere tra varie marche concorrenti. Una vocina, tanto sottile quanto irresistibile e imperiosa, si annida e riecheggia tra le pieghe dell’inconscio insoddisfatto del consumatore, attraendolo seduttivamente all’ultima offerta imperdibile. “Must have!” è l’imperativo che risuona tonante fra le scritte dei negozi per insidiarsi nell’animo disarmato di chi si aggira curiosamente fra gli scaffali. Un imperativo che sembra non lasciare altra via di fuga se non cedere al desiderio del prossimo acquisto, quello assolutamente irrinunciabile, quello a cui affidiamo il compito di soddisfarci, almeno per un po’. Erich Fromm, Avere o essere?, 1976 L’imbarazzante domanda, perché gli esseri umani contemporanei amino acquistare e consumare pur mostrando così scarso attaccamento a ciò che comprano, trova la risposta più significativa nel fenomeno del carattere mercantile. La mancanza di attaccamento che gli è propria, lo rende anche indifferente alle cose; ciò che conta è forse il prestigio o il comfort che le cose conferiscono, ma le cose di per sé sono prive di sostanza: sono in tutto e per tutto consumabili, in una con amici o amanti, del pari consumabili dal momento che non esiste alcun legame davvero profondo con nessuno di essi. Erich Fromm, Avere o essere?, 1976 [2] Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: […]

A 100 anni dal FASCISMO e’ arrivato lo SFASCISMO.
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A 100 anni dal FASCISMO e’ arrivato lo SFASCISMO vale a dire che l’estensione dei principi consumistici ormai profondamente radicati, si espande a qualsiasi altro settore e quindi i principi consumistici arrivano ad influenzare i sentimenti ma anche la politica. La continua voglia di “rottamare”, ben cavalcata dai governanti, è il riflesso della voglia di buttare via che ci ispira la maggior parte degli oggertti E viene usata per ogni cosa, per la campagna elettorale come per squalificare gli avversari, per minacciare chi la pensa diversamente e per impedire paragoni storici e opinioni difformi. Nel secolo del consumismo, i desideri di oggi riempiranno le discariche domani. Oggi, l’accento cade sul consumo non sulla conservazione, e l’acquisto viene fatto non per conservare ma per gettare. L’oggetto che si compra può essere un’automobile, un abito, un gadget; in ogni caso, dopo averlo usato per un po’ ci si stanca di esso e non si vede l’ora di buttare via il «vecchio» per acquistare il modello più recente. Acquisizione − possesso e uso transitori − eliminazione (o, se possibile, scambio vantaggioso del proprio con un modello migliore) − nuova acquisizione, tale è il circolo vizioso dell’acquisto consumistico, e lo slogan dei giorno d’oggi potrebbe suonare: «Il nuovo è bello!». L’unico vero pericolo oggi e’ rappresentato dalla vittoria dello sfascismo che potra’ riaprire ai mercati finanziari una terribile stagione di ignobili speculazioni e al paese un altro passo verso l’abisso e lo spaesamento. Oggi si vuol colpire con l’accusa di fascismo chi lotta per la sovranità politica, […]

La Costituzione consumista degli stati uniti
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Gli Stati Uniti, nella loro dichiarazione di indipendenza del 1776 sanciscono “il diritto alla ricerca della Felicità”, ma questo non solo è un diritto impossibile ma si rovescia nel suo opposto: Pensare che l’uomo abbia un diritto alla felicità senza definirne precisamente il significato, significa rendere l’individuo infelice, ancor più se alla ricerca della felicità si associano pedagogie che istigano alle competizioni e alla differenziazione individuale direzionata verso la competizione e quindi nell’infelicità di tutti i non vincitori. La sapienza antica era invece consapevole che la vita è un inspiegabile dono che deve essere conservato attraverso fatica e dolore, per cui tutto ciò che viene in più è un frutto insperato. L’uomo occidentale, che ha creato un modello di sviluppo imperniato sull’inseguimento spasmodico del bene, anzi del meglio, invece che sulla ricerca dell’armonia in ciò che già c’è. Si è costruito, con le sue stesse mani, il meccanismo perfetto e infallibile dell’infelicità. Perché ciò che si ha è un bene circoscritto, invece ciò che non si ha e si desidera non ha limiti. Ma è proprio su questo meccanismo psicologico che si sostiene tutta l’economia dell’Occidente – e ormai anche di buona parte dell’Oriente – il vagabondo invidia l’operaio, l’operaio invidia il capo officina, il capo officina invidia il dirigente, il dirigente invidia il padrone che guadagna un milione di dollari, costui quello che ne guadagna tre. E così via. L’intero meccanismo economico e sociale è basato sull’invidia che non è certamente un sentimento che fa star bene. Il fenomeno […]

Continuamente indaffarati
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L’ americano medio associa l’indaffaratezza con l’essere molto richiesto quando, in realtà, nella maggior parte dei casi essere molto indaffarati significa non sapersi organizzare. Cosa porta le donne a dover conciliare il lavoro i figli e la famiglia? Le statistiche indicano che le donne sono più indaffarate degli uomini, cosa le fa combattere per avere un lavoro invece che combattere per non averlo? Secondo il modello americano che ormai ha preso molto piede anche in Italia, essere super-impegnati è diventato quasi un obbligo sociale. Ci si lamenta dei troppi impegni, ma si fa anche a gara a chi ne ha di più. Essere occupati è uno status, ci fa sentire importanti Sempre di corsa, sovraccarichi, stressati. Quelli con la sensazione costante di non potersi concedere neppure una pausa. Quand’è che abbiamo iniziato a essere così indaffarati? Chi ha fatto scattare la trappola? “Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro e il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, non desidera il domani né lo teme. L’animo degli affaccendati , come sotto un giogo, non può voltarsi e guardare indietro. La loro vita è come voler riempire un vaso senza fondo.” (Seneca) Questa società costringe a troppi ruoli tutti insieme, ma la storia  secondo la quale l’uomo è in grado di fare solo una cosa alla volta, mentre le donne agiscono in multitasking sta rovinando tante persone. Agire in multitasking, proprio questa una è tra le cause dell’ infelicità. Una delle prerogative della […]

E’ democratico votare due volte?
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Da un po’ di tempo si parla spesso della cittadinanza e quasi sempre questa viene definita come se fosse una specie di tessera di un club e molti la vorrebbero rilasciata per il semplice fatto di pagare le tasse in Italia o per essere capaci di parlare l’italiano. In realtà la cittadinanza è una cosa ben più profonda e che fornisce – ad esempio – la possibilità di diventare giudice o poliziotto o addirittura Presidente della Repubblica. Quante donne sarebbero felici di veder processare da giudici musulmani i loro molestatori? Quanti sarebbero contenti di rilevare una rigidità esasperata nei controlli alcoolemici se questa venisse applicata da poliziotti dai lineamenti pakistani? Ma c’è un’altra cosa che ha un’importanza estrema e meriterebbe forse di essere recepita nella vita sociale: In Italia e in altri paesi uno dei maggiori diritti legati alla cittadinanza è il diritto di voto. Attualmente chi ha doppia cittadinanza ha diritto di votare nei due paesi dei quali è cittadino e, nel caso siano entrambi europei, può addirittura esprimere due voti per la composizione del parlamento europeo. Dovremmo forse iniziare a chiederci quanto sia corretto votare per più parlamenti o per più presidenti di uno Stato! Quali conseguenze potrebbero scaturire a breve o lungo termine? Una conseguenza dell’aumentare smisurato delle persone che avranno doppia cittadinanza, è quella di aspettarsi che coloro che in un paese votano per un partito, voteranno nell’altro paese per il partito ad esso collegato. Questo con il tempo porterà alla creazione di schieramenti sovranazionali e […]

ultra-romanticismo

Un fenomeno epocale che potrebbe contraddistinguere ilo nostro periodo è anche quello che potremmo definire dell’ULTRA-ROMANTICISMO. Guardandosi intorno si vedono in molti utilizzare a sproposito la prola amore e sembra che questa sia all a base di ogni giudizio e comportamento apprezzabile. Troviamo cosi l’amore per il lavoro, per i cani ….. il tutto di derivazione femminoide cioè che affonda le radici nel buonismo delle mamme italiane che vengono prese come riferimento e gli italiani senza piu santi ne eroi pensano di far bene emolando il loro fare ultra romanticismo serve per attirarti nella trappola di amare le cose smisuratamente ed essere pronto a tutto  

Concorrenza
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Il concetto che la concorrenza fa abbassare i prezzi, ripetuto continuamente fin dalle scuole dell’obbligo, implicitamente include il concetto che gli imprenditori siano stupidi e si facciano la guerra tra loro mentre i consumatori sono intelligenti e sanno scegliere: questo è populismo puro!!! In realtà gli imprenditori sanno associarsi e andare d’accordo molto più dei consumatori tra i quali la competizione è molto superiore di quella che vi è tra gli imprenditori, come dimostrano le file ai saldi o ai nuovi prodotti…. Pensare che il prezzo lo decide il consumatore significa attribuirgli una capacita che non possiede e fornire al venditore una giustificazione al ricaricarico eccessivo. Una volta acquistata l’auto si diventa schiavi del prezzo della benzina ed anche usandola meno le compagnie petrolifere guadagneranno di più per ogni litro venduto grazie all’abbattimento dei costi unitari. Si diventa schiavi dei pezzi di ricambio, delle officine autorizzate, delle assicurazioni….. Consumismo è schiavitù!  

Murales
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Vi sono molti casi di scuole che prendono l’iniziativa di portare i piccoli a disegnare sui muri della città pensando in questo modo di avviare i piccoli all’arte e rendere migliore il luogo dove vivi. Personalmente ritengo che avviare i piccoli ad imbrattare i muri e quanto di più diseducativo possa esserci e di socialmente dannoso. Gli street art (definizione in inglese usata per sentirsi più fighi) sono delle persone che impongono ad altre la loro idea di arte appropriandosi di spazi che sarebbero pubblici e quindi di tutti. Il tutto per appagare un loro desiderio di essere “famosi”, infatti gli scarabocchi vengono fatti in posti ad alta visibilità. Il fatto che alcuni (pochi) eseguano dei disegni che potrebbero risultare piacevoli (per favore non chiamiamole opere d’arte…..è offensivo per i veri artisti) non fa diminuire la responsabilità per l’appropriazione di cose pubbliche secondo un concetto che ha preso sempre più piede e cioè “se una cosa è pubblica io sono il padrone di questa cosa”. I bambini dovrebbero essere avviati verso un comportamento sociale più sentito e non verso un comportamento individualista ed egocentristico come quello di poter disporre dei muri cittadini per disegnare quello che si vuole. In questo modo il bambino avrà un’idea fuorviata perchè il messaggio che sarà trasmesso è quello che la cosa pubblica è a sua completa disposizione e che lui può fare quello che vuole. Potremo poi lamentarci se a casa fa la stessa cosa e sopratutto se oltre a dipingere sui muri dipingerà […]

Un’altra festa del consumismo
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Pochi giorni dopo halloween, eccoci a celebrare un’altra festa che non faceva parte della nostra società ma che, subdolamente senza che ce ne accorgessimo, nel giro di pochi anni è arrivata a modificare le nostre vite facendo leva sul nostro egoismo e sulla voglia di sentirsi grandi affaristi avendo acquistato a prezzo ridotto (poco importa la reale utilità o necessità di ciò che si è comprato). Black Friday

Pochi bimbi, tanti debiti, meno crescita
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La fertilità è un indicatore economico principale? Se lo sono chiesto tre studiosi nel (solito) rapporto per l’americano National Bureau of econonomic research . “Il declino nelle nascite è il precursore di una recessione imminente”. Così è stato nel luglio 1990, marzo 2001 e dicembre 2007. Quello di Dan Hungerman, Kasey Buckles e Steven Lugauer è il primo studio a mostrare che la denatalità precede altri segni di una recessione prima che diventino visibili. “Siamo rimasti sorpresi che nessuno l’avesse notato prima”, ha dichiarato Hungerman. La denatalità ha preceduto il crollo di Bear Stearns e Lehman Brothers. Adesso a indicare un simile rischio è il capo economista della Banca centrale europea, Peter Praet. Ieri, da Madrid, Praet ha detto che la recessione nell’Eurozona sarà influenzata dalle dinamiche demografiche della sua popolazione. Nel 2015 fu il vicepresidente della Bce, il portoghese Vítor Constâncio, ad affermare che “l’Europa sta commettendo un suicidio demografico collettivo”. Un anno dopo, Mario Draghi, dalle montagne di Jackson Hole, al meeting annuale dei banchieri centrali, disse che il crollo delle nascite e l’invecchiamento – assieme all’aumento del debito pubblico – minacciavano l’Europa, generando un effetto a catena maligno di denatalità, indebitamento e bassa crescita. “Entro il 2025 ci saranno 35 persone su cento con 65 anni nei paesi dell’Ocse, contro le 14 nel 1950”, disse Draghi. “Allo stesso tempo, i tassi di debito pubblico sono aumentati in questi paesi dal 56 per cento rispetto al pil nel 2007 a circa l’87 per cento di oggi”. Meno lavoratori, […]

La Crescita? Una cosa da bambini
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La Crescita? È UNA COSA DA BAMBINI ….. Molti ben ricorderanno come, quando si era bambini, non si vedeva l’ora di crescere. L’aspettativa era che crescendo, tutti i problemi si sarebbero risolti come per miracolo ed al tempo stesso si sarebbero potute fare cose prima impossibili. La crescita era uno degli obiettivi primari che in alcuni casi arrivava ad ossessionare l’esistenza di alcuni come accadeva a coloro che, ad esempio, che non crescevano in altezza quanto gli altri. Quante volte ci siamo ritrovati a misurare la nostra altezza, e confrontarla con quella dei compagni di classe, creando classifiche da utilizzare in ogni ambito. E quanto ci sentivamo grandi quando eravamo più alti di un amico che aveva un anno in più!! Il miglior complimento che ci potevano fare parenti e amici, era quello di dirci “ma quanto sei cresciuto…. Come sei diventato grande….”. Eravamo disposti a mangiare qualunque cosa “perché fa crescere”. Da bambini il tempo sembra trascorrere molto lentamente e si vorrebbe che scorresse più velocemente, impazienti di crescere ed essere sempre più grandi. Non c’è niente di strano in questo è successo a tutti ed in tutte le epoche Poi ad una certa età – chi prima chi dopo – ci si accorge di non crescere più: ce ne accorgiamo quando, nonostante il tempo continui a passare, i vestiti ci vanno ancora bene. (*) Da quel momento la concezione del tempo cambia ed è un fattore fondamentale del carattere e della personalità. Da quel momento, più passa il […]

Zygmunt Bauman

Il consumismo, in netto contrasto con le precedenti forme di vita, associa la felicità non tanto alla soddisfazione dei bisogni (come tendono a far credere le sue “credenziali ufficiali”), ma piuttosto alla costante crescita della quantità e dell’intensità dei desideri, il che implica a sua volta il rapido utilizzo e la rapida sostituzione degli oggetti con cui si pensa e si spera di soddisfare quei desideri. Il consumismo non consiste nell’«accumulare» beni (chi ammassa beni si ritrova anche con valigie pesanti e case ingombre), ma nell’usarli velocemente e quindi nello «smaltirli» per fare posto ad altri beni da usare. Zygmunt Bauman, Amore liquido, 2003

Introduzione al consumismo
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Chi ha figli alle elementari potrà verificare come i sussidiari siano diventati il cavallo di troia che subdolamente incanala le nuove generazioni verso la nuova religione: il consumismo! Materie come storia e geografia sono diluite negli anni (per non stancarli, poverini) in maniera che non sapranno dove sono e tanto meno da dove vengono. Mentre la matematica, da subito, si propone come la bandiera del supermarket (Per non parlare degli arcobaleni subliminali in tantissime pagine e disegni….) La pesante cultura consumistica  

La sconfitta è totale
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La sconfitta è totale, bisogna riconoscerlo: il grande capitale non solo ha vinto ma ha trasformato i suoi oppositori nei suoi migliori procacciatori di schiavi, ben pronti oggi a prodigarsi per attirare nuovi sudditi dei padroni da instradare nel più basso livello della catena produttiva in maniera da tenere basse le richieste salariali e sminuire le conquiste sindacali degli ultimi decenni. La sinistra anche quella più radicale – una volta sparito il nemico berlusconi – ha dovuto trovare un nuovo nemico e ha deciso, grazie a capriole filosofiche indotte dai padroni, di scagliarsi non contro le dittature finanziare che hanno portato a compimento gran parte del progetto imperialista, ma di scagliarsi contro coloro che ostacolavano l’arruolamento di nuovi adepti da inserire nel complesso sistema consumistico capace di dominare il mondo e fagocitare un paese dopo l’altro. Ecco quindi che i nuovi missionari cattolici che partivano per l’Africa a catechizzare le tribù locali, sono stati sostituiti dagli “antifascisti” che sono comodamente stabiliti a casa e catechizzano i popoli africani a venire qui da noi per diventare anche loro schiavi di cellulari, nike e altre perline colorate. Pensare che per questi popoli fino a poco tempo fa, dover trovare soldi per alimentare il loro cellulare era l’ultimo dei problemi. Grazie all’azione di questi moderni BUONI SAMARITANI anche loro dovranno venire a vivere secondo le nostre regole in maniera che il loro problema principale diventi “come dimagrire” e si stressino fin dalla mattina grazie a massicce dosi di caffeina che permetteranno di essere […]

Obsolescenza programmata
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Pier Paolo Pasolini diceva: “Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore”, proviamo a liberarci dalle catene della dipendenza consumistica scegliendo di essere dei CONSUM-ATTORI. Come? Molti adepti della religione consumistica, stenteranno a credere che ci siano prodotti programmati per rompersi eppure è cosi e questo avviene SOPRATUTTO per le grandi marche che godono di sicuri clienti mentre le marche poco note non investono in tale programmazione in quanto non sono certi che ricompreranno lo stesso prodotto. Se non esistesse la fidelizzazione,  l’obsolescenza programmata sarebbe molto inferiore. È consumistico pensare che spendendo di più il prodotto è durevole: spendendo di più si sta molto più accorti al prodotto e per questo motivo la durata è maggiore: SE LA DURATA NON È PROGRAMMATA, QUESTA DIPENDE DA NOI. Oltre all’obsolescenza programmata vi è l’ obsolescenza psicologica. In questo caso, la “scadenza” di uno smartphone, di un televisore, di una fotocamera non è soltanto fisica, ma è legata ad un aspetto psicologico del consumatore, che in tal senso viene influenzato dai messaggi pubblicitari, dalle nuove funzioni, fino ai modelli sempre più nuovi e desiderabili che escono sul mercato del consumo. Ci inducono a pretendere sempre di più dai nostri dispositivi elettronici, 15 anni fa con il cellulare potevamo soltanto chiamare e inviare sms, ora c’è molto di più, internet, le foto, la musica, quindi insieme al dispositivo cambia anche l’utente e il suo profilo d’uso di uno strumento tecnologico, così da alzare le […]

Parla per te io non sono uguale a nessuno
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A Scuola: “Siamo tutti uguali!” “Parla per te, io non sono uguale a nessuno” Le disorientanti contraddizioni della pedagogia individualista che da oltre 20 anni monopolizza le scuole e che creano disorientamento nei piccoli. Disorientamento che da grandi potranno sanare facendo shopping e comprando beni che li caratterizzeranno e nei quali ricercare la loro identità.     Pedagogia mammoide e infantilismo sociale  

Governo consumista
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L’esercizio della democrazia, oggi, consta nell’assicurarsi un Governo che guidi il Paese in modo tale che i cittadini possano permettersi di acquistare i beni che desiderano e che non impedisca di godere tranquillamente i beni che già possiedono.

Umanità da buttar via

L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via tratta anche sé stessa come un’umanità da buttar via. Günther Anders, L’uomo è antiquato, 1980

Contro le elezioni
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“L’individualismo e il consumismo hanno minato la capacità di coinvolgimento del cittadino, al punto da raffreddare la sua fede nella democrazia. Oggi, al più, fluttua in un’amara indifferenza e cambia argomento ogni volta che si parla di politica” David Van Reybrouck, Contro le elezioni (Feltrinelli 2015) Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico

La pesante cultura consumistica
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Il ruolo della scuola nella creazione dei consumatori del domani è ormai a tutto campo. L’opera della scuola nella creazione della nuova generazione di consumatori non si limita all’indirizzamento del programma didattico – che in ogni paese deve recepire le direttive della potentissima commissione ONU per lo sviluppo sociale, facente capo al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite – mirante a cancellare ogni appartenenza culturale e sociale nelle nuove generazioni attraverso la graduale rimozione di Geografia e Storia, nel pieno rispetto del principio di “copiare l’ignoranza statunitense”. Forse chi non ha i figli a scuola elementare non è a conoscenza del fatto che i nuovi programmi scolastici prevedono che la geografia NON insegni le suddivisioni del mondo in nazioni, regioni, provincie e comuni ma si limiti a riportare il paesaggio e descrivere i possibili disastri ambientali (?!?) : colline, laghi, fiumi….. in maniera da poter essere preparati per quando vedremo il prossimo film-tragedia prodotto da hollywood ma sopratutto per poter giungere anche noi allo stesso grado di ignoranza degli statunitensi, dove la maggioranza della popolazione non è in grado di elencare gli stati che formano gli USA per non parlare delle loro capitali. Analogo discorso vale per la storia: L’insegnamento di questa materia appare evidentemente teso a scoraggiare fin da piccoli qualsiasi attrazione per gli eventi storici evitando cosi di mettere in discussione ciò che viene raccontato dai media dell’informazione e da hollywood ed inoltre evitando di stabilire diversità tra popoli con differenti culture che affondano le loro radici […]

Totalitarismo progressista
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Il totalitarismo è un “sistema politico autoritario in cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, che tende a dominare l’intera società grazie al controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla repressione poliziesca” (Treccani). Sembrerebbe l’opposto del regime vigente, senonché la politica, i partiti e gli Stati sono stati destituiti dall’economia e dalla finanza, che li utilizza per mantenere le forme liberali e le procedure democratiche. Nella definizione, sostituiamo politica con economia e finanza, ed il carattere totalitario del nostro presente emergerà senza ombra di dubbio. Il potere di chi possiede l’intero apparato economico e finanziario, i mezzi di comunicazione e impone la sua cultura attraverso il dominio sul sistema educativo ha un unico nome: totalitarismo. L’antidemocrazia chiamata di volta in volta “governance”, regole dei mercati, autorità monetarie, investitori…… rappresenta un pilota automatico totalitarista che è vietato infastidire con la volontà popolare o il principio di maggioranza. Le reazioni sono liquidate con disprezzo dai padroni di tutto, a partire dal discredito di cui il potere circonda il termine populismo. Eppure la democrazia è più democratica quanto meno è liberale. Il liberismo per definizione non è democratico. Il Partito Democratico, autonominatosi “sinistra progressista” sta riconfigurando l’immagine del nemico: nell’oblio delle antiche celebrazioni dei movimenti di liberazione nazionale, bollano qualsiasi forma di nazionalismo come fascismo, al punto che perfino gli atteggiamenti positivi nei confronti della propria identità culturale vengono percepiti come negazione della ineluttabilità di un futuro cosmopolita, quindi sostanzialmente reazionari.

Centri commerciali contro cinesi

I piccoli commercianti stanno scomparendo uccisi dalla morsa “CENTRI COMMERCIALI e CINESI” che li stritola senza possibilità di scampo. L’orientamento del commercio al dettaglio nell’ultimo decennio, sembrava orientato a questa variabile unica derivante da due filosofie differenti: i centri commerciali e i “negozi cinesi”. I primi vedono il consumatore soggetto passivo il quale con luci, suoni, offerte e aggressività varie, viene convinto a comprare cose inutili a prezzi altissimi. Dall’altra i cinesi che offrono una grandissima quantità di merce senza marchio e senza offerte, dove l’utilizzo o meno del prodotto ( e quindi il bisogno dell’acquisto) proviene solo dall’utilizzo che la fantasia del consumatore immagina. Recentemente la morsa ha aggiunto un altro KILLER dei piccoli commercianti: il commercio online. La globalizzazione a portata di click permette di acquistare la carta igienica dal Giappone, spesso con spedizione gratuita, tanto per fare un esempio. Questo potrebbe essere il fattore che farebbe saltare l’ultimo anello della catena di distribuzione, portando direttamente dal produttore al consumatore con l’unico inserimento del corriere. Sarebbe auspicabile un simile sistema? O avrebbe dei costi sociali talmente alti da far paura? A mio parere sarebbe necessario rieducare il commercio attraverso la tassazione di acquisti sia on line sia nei centri commerciali, per riequiparare una concorrenza evidentemente sleale (per gli esentati dalle imposte) ma sopratutto per prevenire un problema sociale emergente: le relazioni interpersonali reali. Analogamente a quanto i social hanno influenzato i rapporti interpersonali come l’amicizia, c’è da aspettarsi che il commercio online elimini ogni tipo di rapporto personale […]